Sono stati mesi caldi, torridi, che hanno portato siccità in molte aree geografiche, hanno agevolato gli incendi e la rapidità del diffondersi delle fiamme, hanno fatto parlare di allarme acqua. Ma è meglio abituarsi (ed adattarsi), perché di tutto questo non possiamo più parlare come di fenomeni eccezionali.

I mass media, le televisioni in particolare, hanno dipinto l’estate 2012 come ‘eccezionalmente calda’, caratterizzata da continue ondate di calore che sono state spettacolarizzate battezzandole con nomi dal sapore fascinoso e mitologico: Caronte, Minosse, Nerone, Lucifero fino al buon Caligola (che ha raggiunto così nuove vette alla sua memoria dopo il cavallo senatore).

Si è parlato della loro intensità, del loro carattere estremo, ma si è sempre mantenuto un livello di allarme dato dall’eccezionalità, come se fossero dei fatti anomali, imprevisti e innaturali durante la stagione estiva.

Forse agli occhi dei molti può essere così, anche i più anziani faticano a ricordare momenti di così lungo e duraturo calore, eppure ai più giovani non sfugge il ricordo della torrida estate del 2003 (i maturandi della classe 1984, ad esempio) ma nemmeno i nostri cugini transalpini si potranno dimenticare facilmente un’estate che fu caratterizzata da elevati picchi di temperatura con conseguenze drammatiche. E poi venne l’estate del 2005, e poi ancora quella del 2007 e quindi quella del 2010, che ha messo a (ferro) e fuoco la fredda Russia. E ancora, sempre nel 2010, e ancor di più nel 2011 e 2012 la pesante siccità estiva che ha colpito gli Stati centrali degli Stati Uniti ha riempito i monitor di tutte le televisioni (le immagini del Missisipi, uno dei 5 principali fiumi del pianeta, in secca sono toccanti e drammatiche al tempo stesso).
Un’estate, quella del 2012 dicevamo, che quindi non sembra essere poi così tanto eccezionale, ma quasi in linea con andamenti recenti molto simili, come testimoniato dalla recente pubblicazione fatta dal climatologo James Hansen e il suo staff del Goddard Institute della NASA (ne avevamo parlato a inizio mese di agosto).

Il clima globale sta cambiando, su questo la scienza non ha più dubbi anzi, Hansen ci dice che molto probabilmente il cambiamento è più rapido di quanto ci si aspettava.

In un cambiamento globale vi sono zone dove questi cambiamenti sono più o meno marcati, la domanda che ci poniamo è quindi questa: cosa sta accadendo all’Italia? Qual è il reale stato del clima italiano e quali sono le conseguenze di queste ondate di calore non più tanto eccezionali?

Abbiamo cercato di capire meglio lo stato del clima italiano intervistando il dottor Carlo Cacciamani, direttore del servizio Idro-Meteo-Clima di Arpa Emilia-Romagna. Dalla chiacchierata, che potete trovare integralmente qui, emergono alcuni fattori chiave: estati come quella del 2012 potrebbero diventare una normalità, emergenze idriche non necessitano solo di politiche emergenziali ma di policy di adattamento pianificate e concrete, servono politiche di adattamento integrate per ridurre gli impatti già in atto legati al cambiamento climatico.

di Federico Antognazza,  fondatore e vice presidente di Italian Climate Network. Ingegnere ambientale, dal 2008 si occupa di inventari delle emissioni, con particolare interesse alle emissioni di gas serra e al settore LULUCF. Svolge attività di divulgazione e formazione nelle scuole primarie e secondarie e collabora con Climalteranti. Dal 2009 è referente in Lombardia dell’organizzazione 350.org. Ha partecipato alla COP17, come delegato italiano di 350.org

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