Milano saluta il vescovo del dialogo. E lo fa con un silenzioso fiume di fedeli e non che, senza soluzione di continuità, fa ingresso nella cattedrale del Duomo, dove è stata allestita la camera ardente per Carlo Maria Martini. Ordinatamente una folla percorre la navata centrale e si sofferma a pregare davanti alle spoglie del cardinale, spirato ieri a Gallarate all’età di 85 anni di cui sedici malato di Parkinson. Giovani, adulti e anziani, insieme si avvicinano al feretro, si inginocchiano e rendono l’ultimo saluto al sacerdote che ha “governato” la diocesi ambrosiana dal 1979 al 2002 nel segno del confronto. Il corpo del biblista, tornato in Italia da Gerusalemme dove si era ritirato a studiare la Bibbia nel 2008, nella cattedrale dalle 12 di oggi, quando è stata accolta dal cardinale Angelo Scola e vi resterà fino a lunedì, quando, alle 16, verranno celebrate le esequie funebri. Tra i rappresentanti delle istituzione che hanno reso omaggio a Martini anche il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che ha lasciato la chiesa visibilmente commossa. “Quando vengono meno personalità così siamo tutti più soli” ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, uscendo dalla cattedrale. 

Ai funerali, che saranno trasmessi su Rai in diretta, parteciperanno il premier Mario Monti, il sindaco Giuliano Pisapia e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Ha fatto il suo ingresso in piazza Duomo a Milano il carro funebre che ha portato la salma di Carlo Maria Martini. La Diocesi ha reso noto di aver chiesto a tutte le parrocchie di pregare nelle messe vigiliari di questa sera e festive di domani “secondo un formulario che è stato predisposto”. Milano ha iniziato la giornata di oggi con una messa in Duomo a suffragio e le visite turistiche sono sospese fino al 3 settembre. 

Ad accogliere la salma di Martini, sul sagrato del Duomo, questa mattina c’erano fra gli altri il “sindaco d’agosto” Cristina Tajani, gli assessori Bruno Tabacci e Marco Granelli, il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo e il presidente del consiglio provinciale Bruno Dapei. Carlo Tognoli, presente nel febbraio del 1980 in veste di sindaco davanti a Sant’ Eustorgio a dare il benvenuto nel suo ingresso solenne al nuovo arcivescovo Martini, oggi ha voluto essere presente all’arrivo del suo feretro nella cattedrale di Milano, per l’ultimo saluto. “E’ naturale” ha detto ricordando gli anni difficili da sindaco, quando arcivescovo era Martini, a partire dal momento di “comune commozione in occasione dell’omicidio di Walter Tobagi. Martini celebrò la Messa e si commosse – ha concluso – purtroppo ci sono stati tanti altri episodi del genere e lui fu il più vicino alle famiglie delle vittime”.

Martini aveva rifiutato ogni accanimento terapeutico. La sua morte ha suscitato il cordoglio delle istituzioni, di tutta la politica politica, del sindacato, ma anche del mondo laico. Oggi anche il ricordo del cardinale Tarcisio Bertone, il segretario di Stato vaticano. “Ho un ricordo speciale del cardinale Martini – ha detto – quando papa Benedetto XVI mi propose di divenire Segretario di Stato il cardinale era venuto a Genova, dove ero arcivescovo. Mi confidai con lui e chiesi consiglio. Lui mi incoraggiò ad accettare l’incarico”. Anche il Movimento dei Focolari si sofferma a ricordare Martini: “Del suo straordinario amore per la Parola di Dio e della sua capacità ed esercizio di dialogo con la cultura contemporanea vogliamo farne tesoro – si legge in una nota del Movimento – Due perle che vogliamo possano essere raccolte anche dalle nuove generazioni, mentre ci apprestiamo a dare inizio al Genfest, insieme ai 12mila giovani arrivati a Budapest dai cinque continenti”. Infine un commosso riconoscimento da parte del Concistoro della chiesa valdese: la permanenza di Martini alla guida della Diocesi Ambrosiana è stata “contrassegnata dall’impegno ecumenico, di cui è stato un fervente sostenitore, intendendolo sempre come scambio reciproco e dialogo tra diversi modi di vivere e intendere la comune fede cristiana”.

E, per parte sua, il pastore Giuseppe Platone della chiesa valdese di Milano, nonchè segretario del Cccm (che raccoglie 18 chiese cristiane del capoluogo lombardo), ha dichiarato: “Il cardinal Martini ha rappresentato per tanti protestanti italiani una speranza dinamica e anche creativa di quel cammino ecumenico che sta attraversando crescenti difficoltà. La nostra speranza è che con la sua scomparsa non scompaia anche quella passione per il dialogo che gli era propria”. Un dialogo continuo sugli argomenti più delicati della vita sociale, come l’eutanasia, che il sacerdote che ha rifiutato ogni accanimento terapeutico, aveva detto di non poter condannare completamente. 

E oggi sulle pagine del Corriere della Sera il presidente del Consiglio Mario Monti, cattolico praticante, racconta il suo rapporto con Martini. La cui scomparsa, dice il capo del governo, “priva la comunità dei credenti, ma anche le moltitudini di quanti non credono o non sono certi di credere, di un punto di riferimento dotato di eccezionale carisma e forte autorevolezza, uniti al profondo rispetto per ogni interlocutore”. “Maestro dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo nella nostra epoca, come è stato definito Carlo Maria Martini lascia un vuoto incolmabile tra coloro che hanno trovato in lui una guida intellettuale e spirituale, attraverso la parola, gli scritti, l’esempio”. 

Sempre sul Corriere l’ultima intervista al biblista, che fino al 2008 ha vissuto a Gerusalemme per approfondire lo studio della Bibbia. “La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri – affermava Martini agli inizi di agosto – Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. La Chiesa è stanca – spiegava il cardinale -, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi”. Tra i consigli che il cardinale lascia per vincere la “stanchezza” della Chiesa c’è quello della “conversione”, partendo dal riconoscimento dei “propri errori” e da un “cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi”. “Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione – ha spiegato -. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale”.

Il cardinal Martini lascia anche una riflessione sul matrimonio: “L’atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate – ha detto – determinerà l’avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito – cita come esempio – e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Sei genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura”. E ancora: “La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta – dice -. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?”. 

 

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