Quando i Green Day si coagularono intorno al giovane Billie Joe Armstrong, nella seconda metà degli Ottanta, suonavano già uno schietto ed esaltante punk-rock melodico partorito direttamente dal fertile ventre di mamma California. Ai primordi della loro vertiginosa carriera si percepisce distintamente una filiazione diretta dalle band della SST, indiscussa dominatrice dell’epoca: in particolare dagli Husker Du di Bob Mould e Grant Hart (che tra parentesi non provenivano dalla West Coast bensì dal Minnesota) e dai Descendents di Milo Aukerman. Due tra le tante formazioni pionieristiche che hanno ispirato un’intera nuova generazione di punk-rockers che era fiorita rigogliosamente negli Ottanta, in seguito alla prima devastante ondata abbattutasi sulle coste del Pacifico sul finire dei Settanta lasciandosi alle spalle morti, feriti ed una marea di dischi straordinari.

I Green Day compiono i primi talentuosi passi nel luogo più logico, alla corte della neonata Lookout Records, quella che diventerà etichetta simbolo del punk melodico californiano a cavallo tra Ottanta e Novanta assieme alla Fat Wreck Chords di Fat Mike dei NOFX ed alla Epitaph di Brett Guerewitz dei Bad Religion. Nel periodo in cui la Lookout stava dando alle stampe 1.000 Hours, il primissimo EP dei Green Day, nel 1989, la label aveva appena buttato fuori Energy, lo straordinario album degli Operation Ivy di Tim Armstrong e Matt Freeman, nucleo fondante dei futuri Rancid. Billie Joe Armstrong dichiarò in seguito che gli Operation Ivy, che suonavano una sorta di irresistibile ska-core, costituivano una delle sue maggiori influenze in quel periodo.

Grazie all’etichetta di Berkeley arriveranno i primi due album dei Green Day ovvero 39/Smooth e Kerplunk. Siamo ormai nel 1994, in piena esplosione post Nevermind, il periodo in cui le grandi etichette si mettono a fare incetta di galline dalle uova d’oro pescando nell’underground. Il gruppo fa il grande salto su major: Dookie esce su Reprise ed è un gigantesco successo planetario con milioni di copie vendute in tutto il mondo. In quei giorni le note di Basket Case rimbalzano da una parte all’altra dell’etere ed in heavy rotation su MTV divenendo emblematiche, praticamente il simbolo di un’epoca solo lievemente paranoica che pareva ormai scevra da preoccupazioni, con il capitalismo a trionfare ed il New World Order proclamato qualche anno prima da Bush padre a fare le prove di esportazione della democrazia in giro per il globo. Insomniac, Nimrod e Warning non avranno la stessa fortuna commerciale del predecessore ma mantengono il gruppo di Billie Joe su livelli buoni e soprattutto conservano l’integrità artistica della band, un po’ provata dal successo che l’aveva travolta. Nel 2004 il trio realizza un progetto molto ambizioso, una vera e propria opera rock intitolata American Idiot, un concept album che intende porsi nel solco di quella tradizione che aveva trovato negli Who di Tommy e Quadrophenia la più mirabile espressione.

Sul finire del decennio chiamano Butch Vig per produrre la loro seconda opera rock, 21st Century Breakdown, ma i risultati non sono affatto memorabili e lo stile della band pare ormai troppo edulcorato. Quel che è ovvio è che non possiamo più nutrire troppe aspettative, da un punto di vista musicale, da band che continuano a riproporre una formula trita e ritrita e che non offre alcuno stimolo per l’ascoltatore più smaliziato e proiettato alla ricerca di qualcosa di più originale ed ardito. Il pubblico adatto alla fruizione, forse dovremmo dire al consumo, di quel che resta del punk melodico californiano non può che essere ormai formato da adolescenti in cerca di adrenalina, divertimento ed identità. E’ dunque assolutamente lecito da parte loro attendere la nuova trilogia di album che i prolificissimi Green Day scodelleranno tra il prossimo 25 settembre e gennaio 2013: Uno!, Dos!, Tres! gli originalissimi titoli di questi lavori di cui per ora possiamo ascoltare i primi due singoli. Pare assolutamente scontato che Oh Love e Kill The DJ saranno tra i cavalli di battaglia che il gruppo formato da Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tre Cool porterà all’Arena Parco Nord in qualità di headliner dell’I-Day Festival che si svolgerà domenica 2 settembre a Bologna. Nel corso della giornata, che prenderà il via alle ore 16, si esibiranno anche All Time Low, Angels and Airwaves (il gruppo di Tom DeLonge, ex voce e chitarra dei Blink 182), The Kooks e Social Distortion:  menzione speciale per questi ultimi, storici autori nel 1983 di Mommy’s Little Monster, uno dei dischi cardine del punk rock di L.A. Si può dire tranquillamente che se i Social Distortion non sono proprio i padri dei Green Day ne sono quantomeno gli zietti ed infatti Billie Joe e compagni hanno già tributato il loro omaggio alla band di Mike Ness realizzando una cover di Another State of Mind. L’anno scorso addirittura un nuovo disco per loro: Hard Times and Nursery Rhymes su Epitaph.

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