Finalmente un’uscita coraggiosa. Mentre gli analisti politici puntano il dito contro la scelta di Pierluigi Bersani di definire fascista il linguaggio usato da Beppe Grillo, i militanti la pensano diversamente. Se il rischio concreto dopo l’attacco di sabato scorso dal palco di FestaReggio resta quello di un effetto boomerang, la base applaude un coraggio e una presa di posizione di cui il partito non sembrava poter essere capace. Perché la figura di Grillo ricorda Berlusconi e questa volta, dicono in coro, bisogna reagire finché si è in tempo.

È un popolo del Pd preoccupato quello che si aggira tra gli stand della festa nazionale a Reggio Emilia e, se i dirigenti politici prendono le distanze dalle affermazioni del segretario, redarguendolo con delicatezza e auspicando altre espressioni e confronti, i militanti non hanno peli sulla lingua. “Credo, – dice Paola da Parma, – che sia stata un’uscita coraggiosa e opportuna. Penso che veniamo da un lungo periodo dove l’individualismo di Berlusconi ci ha portato alla rovina, l’idea che ci sia un altro individualismo che invade il nostro paese a me preoccupa molto. Il nostro partito ha bisogno di coraggio, bisogna guardare avanti, la società sta cambiando e il partito ha bisogno di capire questo cambiamento”.

Una politica che non si confronta, che non accetta il dibattito e che non fa che attaccare proprio grazie a quello strumento che è il web. Sono le accuse che i sostenitori del Partito Democratico lanciano a Beppe Grillo, o meglio al Movimento Cinque Stelle, quella compagine che probabilmente sarà tra i principali avversari politici alle elezioni. “Io credo che ogni tanto dire le cose chiare ci vuole, – dice Nadia, – Grillo usa immagini e toni in modo spropositato, è esagerato e non costruisce. Grillo fa presto e taglia la realtà con l’accetta. A me non è dispiaciuta l’uscita del segretario, perché quei toni sono fascisti. E su questo Bersani ha ragione, non c’è dibattito, non si confrontano, questa non è una politica che a noi va bene. Il web è bello ma non è tutto nella vita”.

Alla Festa democratica di Reggio Emilia i militanti vengono da anni, da generazioni osano dire alcuni, e quasi per abitudine. Sono i visitatori storici di una città che da sempre è lo zoccolo duro degli elettori del partito e che al Campovolo ci va per vedere come stanno i dirigenti, annusare l’aria e cercare di capire come andranno le cose. Elezioni, vittorie, sconfitte: di polemiche tra gli stand di FestaReggio se ne sono viste tante, ma questa volta i militanti sono ancora più sicuri nel sostenere il linguaggio e le parole del segretario perché non solo Grillo piace a pochi, ma è anche sempre più simile a Berlusconi.

Così racconta Enzo, vinattiere all’Osteria della Festa, e volontario da decenni prima del Pci, poi del Pd, che dice in dialetto: “Io penso che Grillo vada buttato fuori anche dai saloni dove va a fare il furbo, se non l’asino. Dice delle cose a cui secondo me non crede neanche lui”. Il punto, dicono tutti, è quello di distinguere tra “linguaggio fascista” e “Grillo fascista”: “Bisogna, – dice Fabrizio Camellini, – cogliere l’essenza delle cose che vengono dette: ad esempio a me quello che è successo sabato mi ha dato fastidio come cittadino oltre che come iscritto al Pd. Il tam tam di notizie è stato che Bersani ha dato del fascista a Grillo, ma non è vero. Si è discusso su una battuta di 30 secondi, in un discorso di 20 minuti. Secondo me ha fatto bene. In tanti devono capire che le offese personali non vanno bene, soprattutto quando l’offesa è rivolta ai dirigenti di un partito e ai militanti indistintamente”.

Ma FestaReggio 2012 non è solo la festa della polemica sul linguaggio di Grillo e della rete, ma anche la festa delle assenze e delle presenze che disegnano un quadro politico e partitico nazionale dai tanti significati. Fuori Antonio Di Pietro e la Fiom, dentro Casini e Sallusti, in un gioco di inviti e rappresentanti non convocati che non sembra dare troppo fastidio ai militanti. “Io sono del parere, – dice Leopoldo B., – che se nel passato hanno invitato Fini potevano invitare anche Di Pietro. Il suo problema però è che ogni parola che dice è contro il Pd. Non può venire qui e fare la sua campagna elettorale”. E a mancare, dice Angela Zini, non è certo il confronto: “Ci sono qui rappresentanti con cui condividiamo posizioni e idee e altri no. La festa è un’occasione di dialogo, un contesto molto aperto, ma in quindici giorni non possono certo starci tutti”.

E tra voci, pareri e dibattiti, a fare da sfondo a FestaReggio 2012 è la mostra di Sergio Staino dal titolo “Pdissea”, dove con 91 tavole a colori e senza pietà si cerca di raccontare i primi cinque anni del partito di sinistra paragonandoli ad una vera “Odissea”. L’immagine di apertura: un galeone che al posto della vela ha una bandiera del Partito Democratico e mille marinai che gridano ognuno un’indicazione diversa: “di su, di giù, di là, di qua”. E tra mille comandi contrastanti, una sola è l’opinione che sembra unire il popolo del Pd: l’opposizione a Beppe Grillo, il comico sguaiato che si esprime sulla rete con toni “fascisti”.

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