Cresce l’esasperazione dei minatori della Carbosulcis, giunti al quarto giorno di occupazione dei pozzi di Nuraxi Figus, a quasi 400 metri di profondità, dove è stata convocata una conferenza stampa davanti alla “riservetta” in cui è custodito l’esplosivo. “Siamo disperati”, hanno detto gli operai e uno dei leader della protesta, Stefano Meletti, della Rsu Uil, particolarmente agitato, si è tagliato un polso gridando: “E’ questo che dobbiamo fare, ci dobbiamo tagliare?”.

In serata il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha mandato un messaggio ai minatori in rivolta: “Vorrei che i minatori del Sulcis, impegnati in una prova durissima, sapessero come mi senta profondamente partecipe della loro condizione e delle loro ansie – ha detto – Capisco fino in fondo la volontà di lotta che manifestano per una causa di vitale importanza per ciascuno di essi e per le famiglie”. “Sono sicuro – ha continuato il capo dello Stato – che non mancherà da parte di nessuno, e tanto meno da parte delle forze del lavoro, la realistica e coraggiosa consapevolezza dell’esigenza di trovare per problemi così acutamente aperti soluzioni sostenibili”.

Il minatore ferito. Quello di Meletti è stato un gesto fulmineo che ha colto tutti di sorpresa, giornalisti e minatori stessi. Il sindacalista della Rsu è stato subito bloccato dai colleghi che erano attorno a lui: le sue condizioni sono buone, solo ferite superficiali. Ma sono i suoi nervi ad aver ceduto. Di esasperazione ha parlato anche Giancarlo Sau, della Rsu Cgil, spiegando alla stampa il perché della convocazione di cronisti, fotografi e cineoperatori giù nelle viscere della terra. “Siamo pronti a tutto – ha detto indicando col dito la stanza blindata dove sono stivati oltre 690 chili di esplosivo e 1.221 detonatori – E’ il momento de ‘sa bruvura’ (polvere da sparo esplosivo in sardo, ndr)”, ha aggiunto senza precisare altro. L’azione di Meletti ha poi fatto precipitare la situazione: dopo comprensibili momenti di caos e tensione, i giornalisti sono stati fatti allontanare e invitati a risalire in ascensore lungo il pozzo per tornare alla luce del sole. I minatori, invece, restano lì a -373 metri.

Il consiglio regionale sollecita il governo. Intanto in una seduta lampo poco meno di tre minuti, il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato un ordine del giorno unitario. Richiamando il rispetto della legge 99 del 2009, base per costituire nel Sulcis un polo tecnologico europeo dell’energia ‘Zero Emission’, il documento sollecita il Governo nazionale, attraverso l’interlocuzione della Regione, a dare attuazione a quella normativa e impegna la Giunta a sostenere la vertenza e la lotta dei minatori riferendo costantemente in Aula gli sviluppi della vertenza. L’assemblea sarda resta convocata in via permanente in attesa delle decisioni del vertice di Roma di venerdì prossimo.

Il governo: “Nessun lavoratore sarà abbandonato”. “Per come ci è stato presentato, il progetto di riconversione della miniera di Nuraxi Figus per lo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo non sta in piedi” perché “costerebbe alla collettività intera circa 250 milioni l’anno per otto anni” ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti in un’intervista a Repubblica in cui assicura: nessun lavoratore sarà abbandonato. “Venerdì prossimo torneremo ad affrontare con Regione e Provincia il tema di come dare un futuro imprenditoriale sostenibile a tutta l’area del Sulcis, non solo alla miniera”. Il governo, assicura, sta lavorando sul progetto per lo stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo ma il punto è che “costa troppo”. De Vincenti sottolinea che insieme alla Regione e alla Provincia il governo sta lavorando “a un vero e proprio ‘piano Sulcis’, per andare oltre l’attività estrattiva e la stessa filiera dell’alluminio. Se non si dovesse trovare il modo di rendere più efficiente la miniera di certo gli operai saranno impiegati in nuove attività. Nessun lavoratore sarà abbandonato a se stesso”.

Napolitano: “Importante l’incontro di venerdì”. Napolitano interviene con una dichiarazione sulla vicenda dei minatori sardi. “La loro storia – dice – è parte integrante della storia del lavoro in Sardegna ed è espressione specialissima di attaccamento alla loro terra e di impegno umano e professionale, anche nelle condizioni più pesanti, nell’interesse generale della Regione e del Paese. Capisco perciò fino in fondo la volontà di lotta che manifestano per una causa di vitale importanza per ciascuno di essi e per le loro famiglie”. “In occasione della mia visita in Sardegna lo scorso febbraio – aggiunge – e incontrando i lavoratori di tutte le aziende a rischio, rilevai pubblicamente come la Sardegna sia stata colpita da una crisi che investe più che in qualsiasi regione un intero assetto produttivo e occupazionale. Di qui la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di sviluppo seguite nel passato e di rilancio su basi nuove e più solide dell’economia regionale. Questa esigenza è stata riconosciuta sia dal governo regionale sia da quello nazionale, ed è in atto da mesi uno sforzo per aprire nuove prospettive”.

Secondo il presidente l’incontro fissato per venerdì deve “costituire un’occasione di bilancio delle verifiche e delle esplorazioni già compiute, e dare prime risposte che possano trasmettere serenità e fiducia in un momento così drammatico specie per i lavoratori raccoltisi nella profondità della miniera. Nello stesso tempo sono sicuro che non mancherà da parte di nessuno, e tanto meno da parte delle forze del lavoro in Sardegna, la realistica e coraggiosa consapevolezza dell’esigenza di trovare per i problemi così acutamente aperti soluzioni sostenibili dal punto di vista della finanza pubblica e della competitività internazionale in un mondo radicalmente cambiato rispetto a decenni orsono”.

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