Al capezzale del moribondo sono accorsi in tanti. Hanno seguito il decorso della “malattia” con malcelata costernazione. Però, senza intervenire, quando avrebbero potuto. Se ne sono lavati le mani, a cominciare dalla Regione Campania per finire con il ministero dei Beni culturali. Il solito rimpallo di competenze, uno scaricabarile da sottobosco della politica. E così l’Istituto italiano di studi filosofici, un’accademia culturale e scientifica di rilevanza internazionale, con sede a Napoli, che ha ospitato premi Nobel e che tutto il mondo ci invidia, chiude perché le sue finanze sono ridotte al lumicino.


video di Andrea Postiglione

Intanto un montacarichi scarica tonnellate di libri in strada. Gli autori sono divisi per scatoloni, catalogati alla buona, con i nomi scritti con un pennarello nero (da Antonio Gramsci a Benedetto Croce passando per Giordano Bruno…). La destinazione? Un capannone di Casoria. Che desolazione, la Grande Cultura finisce allo sgombero.

Gerardo Marotta, uno scricciolo d’uomo che si stringe nel suo logoro cappotto grigio ( che indossa in tutte le stagioni), a 87 anni si batte come un leone per non finire martire della sotto-cultura napoletana. Nel ’75 fondò insieme a Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto, l’Istituto al quale regalò la sua biblioteca personale di oltre 100mila volumi, molti di questi edizioni rarissime. Il dotto’ Maro’, come lo chiamano affettuosamente gli amici, ha sempre pagato tutto di tasca sua, grazie alla sua attività di avvocato, specializzato, ironia della sorte, in espropri. E quando non bastava, vendeva i beni di famiglia. Mentre collezionava lauree ad honorem e riconoscimenti da parte delle università di mezzo mondo.

Adesso la Fondazione è sul lastrico, non ci sono soldi per pagare affitti, bollette e personale. Gli inquilini dello storico Palazzo Serra di Cassano, dove l’Istituto occupa i saloni affrescati dell’appartamento ducale, lamentano che da anni sono morose anche le spese condominiali. E la Regione Campania cosa fa? Magnanima, offre come spazio alternativo l’ex sede del Coni dove però, gli scaffali sono in condivisione con tutto il materiale tipografico stampato in Campania. Risultato? Una mescolanza di titoli al limite dell’assurdo. E così “A tavola con il porco”, “Antologia degli indovinelli” e “Guida per giocare a burraco” farebbero compagnia alla “Storia d’Italia” di Croce e ai carteggi di Gramsci.

Fra sit in di protesta e assemblee straordinarie (oggi una alle 18 nella sede di via Montedidio), una proposta concreta è quella di creare un’associazione degli Amici dell’Istituto con una quota d’iscrizione che consenta di sostenere i costi minimali di gestione. Interverrebbero i privati a salvare un patrimonio valutato 10 milioni di euro, lì dove hanno fallito le istituzioni. Tra tanti sprechi di enormi quantità di denaro pubblico, non si trova un centesimo per salvare un monumento della nostra cultura.

Ma il buio dell’ignoranza continua a mietere vittime. A rischio chiusura per mancanza di fondi, a soli sei anni dalla sua apertura, anche il Museo Madre d’arte contemporanea sempre a Napoli ( tra le opere permanenti quelle di Burri, Fontana, Mapplethorpe, Kounellis, Serra, Koons e Paladino).

“Se muore la cultura, muore un popolo, muore la città. Organizziamoci nella resistenza“, è l’ultimo appello disperante e disperato di Gerardo Marotta.

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