Si chiama “Università estiva padana”, ma stavolta Tirana non c’entra. Al grido di “lasciamo al più presto l’Italia”, si chiude oggi la nona edizione del seminario organizzato dal movimento giovanile della Lega Nord, incentrato quest’anno sul federalismo elvetico, “sullo stallo europeo, sui modelli di globalizzazione, sui nuovi scenari geopolitici aperti anche dall’attuale crisi economica”.

A sorpresa le giovani leve del Carroccio hanno rispolverato una vecchia fascinazione dei seguaci di Alberto da Giussano, un progetto fanta-politico che vorrebbe accorpare la Lombardia alla Svizzera come ventisettesimo cantone. A poco evidentemente sono servite le campagne anti-italiane della Lega ticinese e i manifesti dell’Udc elvetica (nulla a che vedere con Casini) contro i frontalieri italiani, raffigurati, ad ottobre 2010, come grossi ratti intenti a rubare il formaggio svizzero. Perché come diceva Nenni, per quanto tu sia puro c’è sempre uno più puro che ti epura. E allora, dalle parti di Bellinzona, per tutta la campagna elettorale del 2011, le berciate di sapore bossiano pronunciate da Giuliano Bignasca, il leader della Lega cantonale, anziché ai meridionali, erano dirette  agli “italiani che ci portano via il lavoro”. Ergo “i frontalieri devono essere cacciati a calci in culo”. E con questi slogan il partito ha conquistato quasi il 30 per cento dei voti, due scranni su cinque nel Consiglio di Stato ticinese.

Ma i giovani padani non devono averci fatto troppo caso, visto che l’edizione 2012 della scuola di formazione padana “è all’insegna della Svizzera come modello per la nuova Europa”, come si legge nella brochure di presentazione. “Si parlerà e si discuterà del modello cantonale elvetico, di federalismo, di referendum ed esercito popolare, ma anche dei molti che scelsero la Svizzera come rifugio e come fonte di ispirazione letteraria”.

Ma prima ancora dell’improbabile annessione svizzera, è la “scissione” dall’Italia a tenere banco. L’esaltazione del federalismo fiscale è un lontano ricordo. Perché se è vero che il nuovo segretario Maroni finora ha mostrato una certa insofferenza verso certi rituali “tradizionali” (vedi l’annullamento della Festa dei popoli padani), è anche fin troppo chiaro che tra i giovani militanti gli slogan indipendentisti continuano ad avere il loro fascino, “perché questa Italia, nei fatti mai esistita, è ormai evidentemente al tracollo – spiega Lucio Brignoli, coordinatore federale dell’organizzazione giovanile leghista – Se qualcuno pensa alla Lombardia come cantone svizzero, se qualcuno lavora seriamente alla macro-regione alpina, se si stanno studiando soluzioni nuove come la macroprovincia dei Laghi, è perché l’Italia dei Savoia e di Napolitano è fallita e il Nord non vuole certo sprofondare per inesistenti nostalgie risorgimentali”.

 

IL DISOBBEDIENTE

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