Chi vive a Roma, le baraccopoli lungo il Tevere le conosceva già. Chi vive a Roma, come chi scrive, non ha avuto bisogno della tragedia dei due punkabbestia Peggy e Pedro per scoprire che lungo quel fiumaccio sporco e pigro scorre anche tanta vita disperata, fatta di tende lerce e cani rachitici, di bottiglie piene e stomaci vuoti. E non solo nelle periferie, quelle degradate che attorno alla sonnacchiosa città eterna pullulano di fame e malavita.

Nossignore, è il cuore stesso della Roma turistica ad ospitare questo esercito invisibile di gente senza meta. Invisibile per chi non vuole vedere, perché chi frequenta il centro sa perfettamente di cosa stiamo parlando.
Lo sanno i cittadini increduli che ai microfoni dei tg oggi raccontavano tutto il loro dispiacere per la tragica vicenda dei due amanti-clochard. Lo sanno anche i politici, sindaco in testa, che sono troppo impegnati nella volata lunga che porterà alle amministrative del prossimo anno per dedicarsi un po’ a chi a votare nemmeno ci va.

Lo sanno persino i media, che oggi strombazzano parole di circostanza ma che in passato pochissime volte hanno sottolineato il degrado della Capitale. O lo hanno fatto solo a fini politici e strumentali, durante le scorse amministrazioni e adesso, con Alemanno al Campidoglio.

Chi vive a Roma, oltre alle tendopoli sul Tevere, conosce anche il momento di crisi morale, culturale e sociale che sta vivendo la Capitale. Colpa di Alemanno? Colpa di chi c’era prima? Forse un po’ di tutti, ma il degrado romano è il perfetto bigliettino da visita di una città che somiglia a una vecchia e obesa signora, adagiata stancamente su se stessa, che sopravvive grazie ai fasti di un tempo ma che sa perfettamente che per lei non c’è futuro.

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