Dopo mezzo secolo di bavaglio alla stampa il governo birmano ha abolito la censura sui media. “Cinque anni fa – spiega la redattrice di un settimanale di Rangoon – non potevamo scrivere di politica. Aung San Suu Kyi non poteva avere copertura da parte nostra e l’espressione “regime militare” era vietata. Adesso possiamo fare tutto questo”. Ora una nuova legge sulla stampa è in discussione in Parlamento. Ma per alcuni queste aperture sono solo un primo piccolo passo e resta ancora un forte scetticismo. Sono troppe le leggi in vigore, talmente repressive da indurre all’autocensura. “I giornalisti corrono ancora il rischio di essere imprigionati e intimiditi per quello che scrivono”, spiega Shawn Crispin, del comitato in difesa dei diritti della stampa. “Per noi quindi si tratta al massimo di una mezza misura”.

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