Anni fa, l’assessore all’urbanistica di un comune di cui non dirò il nome mi disse in tutta serietà, “Ugo, non possiamo dare il permesso per quelle pale eoliche; si vedono”. Immagino che sarebbe stato contento se la proposta fosse stata di installarle in cantina. (e non mi fate dire niente di tutti i capannoni ai quali hanno dato il permesso senza storie – si vedono bene anche quelli!)

Ma l’atteggiamento di quell’assessore non era poi troppo diverso da un sentimento abbastanza comune: gli impianti rinnovabili si vedono, sono ingombranti, occupano spazio…E con tutto quello spazio, se continua così, non è che finiremmo per ricoprire tutto il territorio di pale o pannelli? E a quel punto, cosa mangeremo?

L’opinione che l’energia rinnovabile occuperebbe troppo spazio se volessimo utilizzarla su larga scala è molto diffusa. Ma è veramente così? Beh, possiamo cercare di fare un po’ di conti per verificare. Anzi, con ancora meno fatica possiamo andare a cercare chi questi conti li ha già fatti.

Allora vi faccio vedere una figura da un articolo del 2003. E’ un po’ vecchiotto ma le cose non sono cambiate da allora e questo articolo me lo ricordo bene perché è quello che mi ha “aperto gli occhi” sugli ingombri effettivi del fotovoltaico.

Nella figura, il quadrato tratteggiato che vedete disegnato nel mezzo dell’Arabia Saudita, se tappezzato di pannelli fotovoltaici al 20% di efficienza, basterebbe per fornire energia elettrica in quantità pari a quella consumata in tutto il mondo (anzi, di più, perché nell’articolo estrapolano i consumi al 2020). Dodici quadratini neri come quello disegnato nella figura, sparpagliati per il deserto del Sahara, genererebbero anche quelli tutta l’energia elettrica consumata nel mondo. Se poi volessimo utilizzare impianti fotovoltaici per generare il totale dell’energia primaria mondiale, avremmo bisogno di circa quattro quadratoni tratteggiati. Sparpagliati per il Sahara, anche quelli ci starebbero alla grande.

Ora, non prendete questa figura come un progetto di qualcosa. No, è solo per dare un’idea degli ingombri necessari se volessimo utilizzare i pannelli fotovoltaici su una scala veramente grande e in condizioni particolarmente favorevoli, come con il sole che picchia nel mezzo dell’Arabia Saudita (e anche il 20% di resa, al quale non siamo ancora arrivati per impianti commerciali, ma ci siamo vicini).

Ma, in fondo, in molte zone dell’Italia l’insolazione non è niente male – anche se non come in Arabia Saudita. Volendo, potremmo installare molto più fotovoltaico di quanto ne abbiamo installato oggi senza impattare oltre una piccola frazione del territorio, scegliendo zone improduttive dal punto di vista agricolo (tipo quei capannoni di cui vi parlavo prima). Poi, non ci baseremmo certamente sul solo fotovoltaico, ma anche su altre fonti che occupano anche meno terreno per la stessa quantità di energia generata: idroelettrico, eolico, geotermico, e altre. Insomma lo spazio necessario per le energie rinnovabili non è un vero problema.

Ora, mi affretto a dire che questo dell’ingombro è soltanto uno dei fattori che hanno a che vedere con la fattibilità della “grande transizione”, ovvero della sostituzione dei combustibili fossili con le energie rinnovabili. Ci sono questioni di costo, di resa energetica, di intermittenza, di disponibilità di risorse minerali, e tante altre cose. Però, ve ne volevo parlare per farvi notare come, certe volte, i problemi non sono poi così gravi come sembrano!

* Muneer, T, Asif, M., Kubie, J, 2003. « Generation and transmission prospects for solar electricity: UK and global markets“ Energy Conversion and Management vol. 44 pp. 35–52

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