Kalòs kaì agathòs, bello e buono, sintesi tra etica ed estetica. Nel mondo classico, soprattutto nell’epica, la bellezza metteva in luce il valore interiore. Insomma, scomodando Guccini, “gli eroi son tutti giovani e belli”, da Achille in poi.

Il motto greco sottende però la profondità di una filosofia di vita che oggi è stata banalizzata e che rappresenta ormai un pericolo: bellezza da creare, celebrare, immortalare, vendere al miglior offerente.

E se per un adulto l’attenzione alla sola esteriorità potrebbe essere tollerabile in quanto frutto di scelte personali, così non dovrebbe essere per bambini e bambine, costretti o, meglio, condizionati a posare in book fotografici o a sfilare in passerella con un atteggiamento tanto distante dalla loro età, quanto vicino alle aspettative di chi li spinge ad esibirsi. Gratificati dalle attenzioni ricevute, si fotografano a vicenda con sguardi ammiccanti, per poi pubblicare le immagini sui social network, partecipano a programmi tv che spettacolarizzano la loro giovane età e bruciano, in nome di una improbabile notorietà, la possibilità di essere loro stessi.

È veramente tanto necessario dare in pasto a questo sistema anche chi, non a caso, la legge considera minori? E che effetti avrà sugli uomini e sulle donne di domani?

Con quali motivazioni, una bambina a cui viene spiegato come muovere il sedere, come essere espressiva guardando un obiettivo, omaggiata per la sua bellezza, si proporrà in attività che danno soddisfazione solo al prezzo della fatica e dell’impegno, come lo studio o lo sport? Sarà una donna consapevole dei suoi diritti e delle sue potenzialità?

Insomma, riuscirà ad andare più in profondità o, contentandosi del suo kalòs, eviterà di ricercare anche il suo agathos?

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