Da una parte le centinaia di migliaia di persone che hanno provato a comprare un biglietto sul sito ufficiale – secondo alcuni “bizantino” – e non ci sono riuscite. Dall’altra le immagini di molti seggiolini vuoti in molte gare di queste Olimpiadi. Stime non ancora ufficiali parlano di un tasso di riempimento medio dell’85 per cento. Ben lontano dalle promesse del Locog (il London organising committee of the olympic and paralympic games, ndr), che aveva detto “faremo il tutto esaurito”. Così si è andati dal 60 per cento di biglietti venduti per alcune partite di calcio al 95 per cento per le grandi finali di atletica. Ma le polemiche nel Regno Unito non sono mancate, con quotidiani tabloid che pubblicavano storie – con toni disperati – di turisti truffati e ai quali erano stati venduti biglietti finti, commentatori scatenati sui tagliandi regalati agli sponsor e ai vip invece che essere messi sul mercato e con moltissimi amanti dello sport che, scoraggiati dalla copertura mediatica – “tanto non si troverà un posto”, hanno scritto in molti – si sono rifugiati direttamente sui giochi paralimpici, evitando come la morte le Olimpiadi.

Intanto, mentre si viene a scoprire che per le Paralimpiadi è stato finora venduto un numero record di biglietti, più di due milioni, Jon Potter del Fan Freedom Project – un’associazione che protegge diritti e promuove doveri dei possessori di biglietti – commenta: “Per quanto riguarda l’organizzazione della vendita dei tagliandi queste Olimpiadi sono state ben lontane da vincere l’oro”. Poi, oltre a vip e sponsor, ci sono pure le federazioni. Il Locog  ha dato centinaia di migliaia di biglietti alle associazioni sportive dei singoli sport e dei singoli paesi. Ma, preso un giorno a caso, giovedì scorso, dei 32mila biglietti dati alle federazioni, ben 6mila non sono stati ritirati. Il Locog aveva promesso che sarebbero stati rimessi sul mercato all’ultimo minuto. In effetti è successo, ma una scarsa pubblicizzazione, lo scoraggiamento degli amanti dello sport e la tempistica troppo stringente non hanno portato ai risultati sperati.

Il Telegraph ha riportato alcune interviste anonime ad alcuni volontari olimpici, di quelli vestiti di color “magenta”. Secondo alcuni ragazzi, il management avrebbe loro detto di portarsi da casa anche alcune magliette di quelle usate ogni giorno, per eventualmente mischiarsi al pubblico e occupare posti vuoti. Notizia smentita dal Locog, che comunque è stato, su un altro fronte, molto attento a prevenire il bagarinaggio. Ma il mercato nero c’è tuttavia stato e c’è anche in questi ultimi giorni di giochi. Non è difficile vedere persone che, persino con cartelli, cercano di rivendere biglietti. Così come non è difficile trovare persone che, allo stesso modo, espongono cartelli per cercare tagliandi. Domanda e offerta si incontrano e molti paiono incuranti delle sanzioni, anche penali, per chi trasgredisce.

Intanto, per questi due ultimi giorni, fioccano gli appelli su quotidiani come il Guardian per donare quei biglietti ancora rimasti invenduti ai dipendenti pubblici e soprattutto a maestri di scuole elementari e a docenti di scuole superiori. Un gesto che in molti si aspettano. “Un regalo anche a chi ha contribuito con le sue tasse a questi giochi”, scrivono alcuni commentatori. Ma, forse, proprio queste – considerate le Olimpiadi del predominio di sponsor e multinazionali – sono state anche le Olimpiadi del “non si dà nulla per nulla”.

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