Parto da una notizia di attualità della mia città, Bari.

Circoscrizioni, record di riunioni a Bari – stop ai gettoni per i consiglieri stakanovisti

Stop ai gettoni per i consiglieri circoscrizionali a Bari. La decisione è stata presa dai 3 direttori, Mario Marchillo, Pasquale Paticchio e Giuseppe Laquale, all’indomani delle richieste di chiarimenti da parte del Comune sul boom di presenze nei 9 territori amministrativi. Il caso nasce da un esposto di un cittadino (pare di un ex consigliere circoscrizionale) spedito alla Corte dei Conti. La magistratura contabile ha così deciso di aprire un’inchiesta erariale sul numero spropositato di commissioni e consigli che mensilmente vengono svolti dai consiglieri circoscrizionali.

Spesso il numero magico delle 26 presenze viene puntualmente centrato con una liquidazione massima che arriva ai 934,02 euro lordi senza contare tutti i rimborsi lavorativi per le assenze. Moltiplicato per la quasi totalità dei 134 eletti incide e non poco sulle casse pubbliche. La denuncia, molto dettagliata, fa riferimento al 2010. Di qui la decisione, nei giorni scorsi, del segretario generale del Comune, Mario D’Amelio, di chiedere conto alle circoscrizioni invitando i direttori – i 3 che in questo periodo di ferie reggono tutti e 9 gli organi decentrati – a presentare una relazione dettagliata sui contenuti, sulle urgenze, sulle frequenze e sugli argomenti trattati dalle commissioni circoscrizionali in quel preciso anno.  

Davanti a notizie del giorno, purtroppo presenti con regolarità spaventosa nelle cronache italiane, la reazione istintiva del lettore è di rabbia, di disgusto verso la politica (spesso generalizzando) e, nel caso specifico, l’approvazione incondizionata della misura presa dai dirigenti del Comune di Bari. 

Sarà la Corte dei Conti ad accertare irregolarità. Colgo l’occasione, però, per fare una riflessione. Non voglio approfondire, in questa sede, la questione-gettoni, anche se le domande aperte sono molte e non sempre di difficile soluzione. Ne cito tre:

1. È giusto che i consiglieri di circoscrizione abbiano un rimborso spese per la loro attività? Secondo me sì;

2. È giusto porre un tetto massimo di rimborso mensile? Secondo me sì;

3. Ha senso avere 134 consiglieri eletti in nove circoscrizioni? Secondo me no, soprattutto se le deleghe delle circoscrizioni sono poca cosa rispetto a quelle dei Comuni. 

Credo che il tema dei costi della politica non possa essere affrontato esclusivamente in termini quantitativi. Il guadagno del politico come unico misuratore dell’indignazione nazionale è un coefficiente incompleto. Anche considerare il guadagno ‘un male’  non è giusto, se quel guadagno è conquistato onestamente, rispettando le regole e, soprattutto, se quel guadagno genera altro guadagno: penso al tessuto delle piccole e medie imprese che giorno dopo giorno tiene in piedi un Paese scivolosamente inclinato verso il declino.

La complessità di alcuni problemi con cui gli amministratori in particolare, e i politici in generale hanno a che fare sono del tutto in linea con la loro attuale retribuzione. Ci sono categorie professionali che rischiano di meno e guadagnano di più, secondo leggi che evidentemente sono legate al mercato e all’attuale sistema di regole e nessuno si indigna per questo.

Non si può che essere d’accordo con chi sostiene che in periodi di crisi e di (contro-)riforme il politico deve autoridursi i privilegi prima di chiedere qualsiasi cosa ai cittadini, ma questo non ha nulla a che fare con i ‘costi della politica’, piuttosto riguarda il senso dello Stato e il senso di comunità. Finché le cose non andranno così, finché questa sequenza logica non sarà ripristinata, la sfiducia e il distacco verso la politica saranno invariabilmente in crescita. 

Se un politico guadagna 100 unità e produce ricchezza per la comunità in seguito alle sue decisioni (in termini di crescita di Pil, di occupazione generata, di qualità dei servizi) per 120 unità, quel politico è più utile rispetto a chi guadagna 50 unità e produce 35 unità in seguito alle sue decisioni. 

Non è probabilmente questo il caso barese, dove le anomalie sembrano essere sistematiche, però penso che se ci spostassimo dai costi della politica ai contenuti della politica (prima di tornare, naturalmente, a ragionare di costi, ma vincolandoli alla qualità dell’azione amministrativa), i cittadini potrebbero valutare meglio, scegliere meglio e, in definitiva, votare meglio. 

In conclusione penso che, senza arrivare tutte le volte alla Corte dei Conti potrebbe essere sufficiente una sola misura per tenere a freno gli abusi: rendere obbligatoria la pubblicazione dei verbali di queste riunioni (così come quelle di tutte le commissioni consiliari in Italia) entro 24 ore dalla loro convocazione. La pubblicazione deve essere consultabile liberamente, aperta a tutti, online. Senza la pubblicazione del verbale il gettone di presenza non potrà essere liquidato. 

Solo così potremo capire se gli eletti sono stakanovisti, sono truffaldini, meritano il denaro che guadagnano, meriterebbero di meno o non meriterebbero affatto. Magari basta questa misura per inibire la convocazione di riunioni inutili. Penso che sapere cosa si decide non debba essere una richiesta da parte degli elettori, ma piuttosto un loro diritto. Finché parleremo solo di stipendi e mai di contenuti, però, non andremo molto lontano.

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