“Napolitano sostiene da sempre i magistrati che lottano contro la mafia e per la legalità”. La replica, che passa dal profilo twitter del portavoce del Quirinale Pasquale Cascella, era destinata in particolare al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Ma può valere sia come risposta alla nuova polemica di oggi di Di Pietro nei confronti del capo dello Stato sia al Fatto e al suo appello in difesa dei magistrati siciliani dopo le polemiche sulla trattativa Stato-mafia. Un appello che ha già raccolto oltre 60mila firme: cifre molto alte, tanto che l’iniziativa è stata ripresa sia dal Tg La7 sia dal Corriere della Sera. All’appello ha aderito anche il partito della Rifondazione comunista con le firme del segretario nazionale Paolo Ferrero e del responsabile nazionale Giustizia Giovanni Russo Spena. “La verità e la trasparenza – spiega Ferrero – non possono mancare in democrazia pertanto è essenziale che si faccia luce sui rapporti tra Stato e mafia e che non vengano attaccati i magistrati che cercano di fare chiarezza e giustizia”.

Un’iniziativa che secondo il sindaco di Palermo ha creato un senso di smarrimento al Quirinale. “A prescindere se sia fondato o meno il conflitto di attribuzione, credo che questa iniziativa del Quirinale produca una sensazione di smarrimento – aveva detto Orlando al Fatto Quotidiano di oggi – Per questo ho invitato Giorgio Napolitano a lanciare un messaggio di sostegno ai magistrati di Caltanissetta e Palermo”. Secondo Orlando, insomma, il presidente della Repubblica dovrebbe spronare i magistrati “ad andare avanti nei processi contro la mafia per fare luce sulla trattativa”. “Orlando – risponde Cascella tramite il social network – dovrebbe ben conoscere quel che Napolitano ha detto e fatto a sostegno dei magistrati impegnati contro la mafia e per la legalità”. “Il sindaco di Palermo – aggiunge in un altro tweet – deve aver sbagliato i destinatari delle sue domande…”.

Ma oggi anche Antonio Di Pietro è tornato sull’argomento. Il presidente della Repubblica, dice, “prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato”. Poi il leader dell’Idv ha attaccato anche parte della stampa che a suo dire sta portando avanti  una “campagna diffamatoria” ai danni del suo partito. “Da quando l’Italia dei Valori ha chiesto con determinazione chiarezza sulla trattativa fra Stato e mafia, costata la vita a tanti uomini e donne valorosi, e da quando ci siamo permessi di muovere delle critiche anche al presidente della Repubblica per gli interventi del Quirinale in questa vicenda, siamo diventati oggetto di una campagna di denigrazione e calunnie senza precedenti”. 

“I moralisti ritengono – aggiunge Di Pietro – che si debbano chiudere occhi, orecchie e bocca come le tre scimmiette, anche se un presidente della Repubblica prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato. Tutti zitti e muti perchè è così che si dimostra di ‘portare rispetto’. Il minimo che si legge sui giornali a proposito del sottoscritto è che sono un irresponsabile eversivo. Io, che per tutta la vita altro non ho fatto che servire lo Stato come poliziotto, come magistrato e come ministro. Oppure dicono che ho fatto saltare il centrosinistra per correre dietro all’antipolitica. Io, che per mesi e anni mi sono sgolato chiedendo che l’alleanza di centrosinistra venisse formalizzata mentre i leader del Pd facevano orecchie da mercante”.

“Ma alla fine dei conti – prosegue Di Pietro – cos’è che mi rimproverano questi saccenti e ben pagati moralisti di una stampa degna dell’Istituto Luce di oppormi al vergognoso complotto per isolare e delegittimare la procura di Palermo. Mi rimproverano di avere chiesto che, per scoprire la verità sul nido di serpi che nel ’92 trattava con Riina e Provenzano, non si guardasse in faccia nessuno”. “ E allora? Dov’è – chiede il leader dell’Idv – il delitto, l’irresponsabilità, la follia eversiva? Questi moralisti a comando pensano che se uno è stato vicepresidente del Senato bisogna trattarlo con i guanti e se non vuole rispondere ai magistrati bisogna inchinarsi e dire: ‘Faremo come comanda sua eccellenza’. Di Pietro dovrebbe riferirsi a Nicola Mancino che però è stato presidente del Senato prima di esser stato ministro degli Interni”.

Sui giornali poi l’ex magistrato ha aggiunto che stanno “tutti zitti e muti perché è così che si dimostra di portare rispetto. Se è così, avessero almeno il coraggio di dirlo apertamente”. Poi Di Pietro  ha aggiunto che l’Italia dei Valori “questa logica non l’accetterà mai”. “Continueremo a chiedere la verità a tutti i costi – prosegue l’ex magistrato – checché ne dicano le loro eccellenze, le caste, gli intoccabili, quelli che pensano che la legge è uguale per tutti, tranne che per loro. E anche gli obbedienti giornalisti che gli fanno volentieri da megafono”, continua Di Pietro che poi avverte: “Non siamo isolati. In un solo giorno di pieno agosto oltre 50mila persone hanno firmato l’appello del Fatto Quotidiano affinché si faccia luce sulla trattativa Stato-mafia. Se si chiedesse ai cittadini cosa ne pensano di questa melmosa storia io non ho dubbi su quel che risponderebbe la stragrande maggioranza. Siamo in ottima compagnia. Molto migliore di quella di quei giornalisti che difendono la legalità a mezzo servizio e solo quando non tocca chi dicono loro”.

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