Sono oltre 400 i giudici che hanno già sottoscritto l’appello a favore del giudice Scarpinato “accusato” di aver ecceduto nel suo ricordo di Paolo Borsellino.

In altre parole a Scarpinato si contesta l’aver affermato che alcuni di coloro che presenziano alle cerimonie e agli anniversari per ricordare i morti ammazzati dalla mafia, sono i medesimi che, durante l’anno, non solo stanno a guardare, ma non ritengono neppure disdicevole trafficare, frequentare e chiedere voti ai mafiosi medesimi.

Coloro che vengono commemorati sono stati ammazzati per aver voluto davvero “Servire lo Stato”, alcuni dei presenti hanno preferito e preferiscono “Servirsi dello Stato” e contrattare con i poteri criminali.

Dove sta lo scandalo? Le medesime denunce erano state fatte proprio da Paolo Borsellino, persino qualche giorno prima di morire, ad una tv francese; intervista, peraltro, che nell’Italia delle lacrime postume, non fu trasmessa per anni e anni, perchè considerata poco opportuna dal governo berlusconiano allora in carica, e da troppo zelanti funzionari della Rai.

Del resto non sarà una casualità che nessuno dei familiari di Borsellino, presenti al ricordo di Scarpinato, abbia trovato nulla da ridire su modi, forme e toni delle parole pronunciate da un giudice che sta tentando di afferrare lo scandaloso filo della trattativa tra lo Stato e la mafia.

Eppure il Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto un procedimento per verificare se Scarpinato sia andato oltre i confini del lecito, se abbia superato la della libertà di espressione consentita ad un giudice.

Già, ma quale sarebbe questa soglia? Esiste per i magistrati un articolo 21 bis della Costituzione valido per Scarpinato, Ingroia, Caselli….?

In attesa della decisione del CSM abbiamo chiesto un parere all’avvocato Domenico D’Amati, forse uno dei più ferrati in materia, il legale che ha difeso con successo dai bavagli di regime i vari Biagi, Mazzetti, Guzzanti, Beha, Michele Santoro…

Questo il suo parere:

la prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha un’occasione storica per dimostrare che l’Italia e’ a pieno titolo un paese dell’Unione Europea e non soltanto un debitore che cerca dilazioni. Tra i principi fondamentali dell’Unione v’e la libertà di manifestazione del pensiero. Sulla pratica Scarpinato, attaccato per avere ricordato l’attualità dell’impegno di Paolo Borsellino contro i compromessi fra uomini dell’istituzione e capi mafiosi, la Commissione del CSM ha solo una risposta da dare, forte e chiara: nel nostro paese chiunque critichi la gestione della cosa pubblica non solo esercita un diritto, ma anche adempie a un dovere, tanto più impegnativo quando chi parla riveste la toga del magistrato. L’articolo 21 della Costituzione, cui e’ conforme, nei trattati europei, la Carta di Nizza, tutelando la libera manifestazione del pensiero e’ il fondamentale baluardo della democrazia.
Per questo la Commissione dovrà deliberare non solo l’archiviazione della pratica Scarpinato, ma anche l’adesione al documento sottoscritto dai quattrocento magistrati che difendono, insieme al loro collega, la democrazia italiana contro una pericolosa involuzione che potrebbe portarla fuori dall’Europa. A Bruxelles il nostro governo sarà chiamato a rispondere non solo della contabilità pubblica ma anche del rispetto dei principi fondamentali dell’Unione. (Domenico D’Amati)

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