Se non ci fosse di mezzo la lotta alla mafia, a 20 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, verrebbe da bollare la vicenda con un motto partenopeo: “L’asino chiamò orecchie lunghe il cavallo”. Parliamo della polemica di alcuni parlamentari del centrodestra innestata contro l’europarlamentare Idv Sonia Alfano (Presidente della Commissione Antimafia Europea e Presidente dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia) e il senatore Pd Beppe Lumia. Colpevoli di aver iniziato colloqui con alcuni boss, in particolare Bernardo Provenzano, per tentare di convincerli a colloborare con la giustizia, come oggi scrive il Corriere della Sera.

Tra i primi a dirsi scandalizzati è Francesco Storace, che pure il 25 maggio 2007, a Napoli per l’emergenza rifiuti, era andato a trovare nel carcere di Poggioreale Luigi Ciavardini, condannato a trent’anni insieme con Valerio Fioravanti e Francesca Mambro per la strage di Bologna. ”Ho trovato un uomo sereno, fiero e con grande dignità – aveva riferito Storace – gli ho detto che faremo una grande battaglia per la sua libertà. Una battaglia di libertà e verità”. Non proprio quindi un invito a pentirsi a chi è stato condannato per la morte di 85 persone. Oggi il segretario della Destra Nazionale su Facebook scrive: “Non è affatto normale che due deputati, Lumia e Sonia Alfano vadano in carcere a fare promesse a Bernardo Provenzano in cambio della conversione. Credo che la magistratura debba intervenire seriamente. Politici e mafiosi devono stare lontani”. 

Stessa lunghezza d’onda del vice gruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello che bolla come “sconcertante” l’accaduto: “Sull’uso e abuso dello strumento del pentitismo e sul rischio di inquinamento derivante da operazioni improprie in questi anni abbiamo visto molto, ma evidentemente non avevamo ancora visto tutto”. Il senatore va anche oltre: “Ciò che è accaduto è di una tale gravità che diviene un mero dettaglio il fatto che fra i destinatari dell’interessamento vi siano esponenti della criminalità organizzata già chiamati in causa in operazioni politico-giudiziarie intentate ai danni di avversari politici dei due parlamentari del Pd e dell’Idv. Alla ripresa dei lavori del Senato presenterò una interrogazione al governo. L’antimafia deve essere una cosa seria, non la si trasformi in un gioco pericoloso”.

Solo qualche mese fa Quagliariello insieme a Fabrizio Cicchitto e Amedeo Labocetta si erano recati in delegazione a Poggioreale, era il 17 ottobre, per incontrare il parlamentare Alfonso Papa, in carcere per l’inchiesta sulla cosiddetta P4. Cicchitto ricorda che i “colloqui investigativi” per “saggiare” un possibile pentimento spettano alla Procura nazionale antimafia e non certo ai parlamentari. Averlo fatto con detenuti sottoposti al 41 bis e in stretto dialetto siciliano è una ulteriore “aggravante” politica. “Alfano e Lumia rispettino la legge”.  Dimenticano però che solo tre estati fa il parlamentare Renato Farina chiedeva se davvero il 41 bis fosse forma di tortura. E lo faceva dopo aver visitato i boss, rinchiusi ad Opera tra cui Giuseppe Graviano. Visita ferragostana in carcere che generò la proposta di istituire una commissione internazionale. Al coro di protesta si sono aggiunti anche Osvaldo Napoli e Francesco Casoli, vicecapogruppo dei senatori del Pdl. Solo pochi giorni fa, però, un loro compagno di partito, l’ex ministro Claudio Scajola (che non ha fatto commenti, ndr) ha fatto visita in carcere a Imperia a Francesco Bellavista Caltagirone, suo coindagato e dal 18 luglio di nuovo agli arresti nell’ambito dell’inchiesta sui lavori di realizzazione del porto turistico di Imperia.

Intanto Lumia e Alfano lamentano la “fuga di notizie” definendola grave e rischiosa per le loro vite e rispondono alle critiche: “Le trattative le hanno fatte e temo continuino a farle altri. Noi abbiamo solo rappresentato ai boss che l’unica alternativa offerta dalle leggi dello Stato è la collaborazione con la giustizia. Comprendiamo che questa linea risulta indigesta ai compagni di partito di Dell’Utri come Quagliariello e Cicchitto, o a chi, indispettito per il coinvolgimento di certi intoccabili nelle indagini sulla trattativa Stato-Mafia della Procura di Palermo, si è adoperato per la fuga di notizie di oggi. E’ fin troppo evidente, a questo punto, che qualcuno in questo Paese non vuole la verità e continua ad adoperarsi, in una trattativa che evidentemente prosegue ancora oggi, per impedirne, in ogni modo, il raggiungimento. Eppure l’impegno per la verità da parte di ogni rappresentante istituzionale dovrebbe essere un dovere primario nei confronti di tutti i cittadini e soprattutto dei familiari di tutte le vittime del biennio stragista 1992-93. Da questo non abbiamo intenzione di recedere”.

Il ministro della Giustizia Paola Severino, più volte chiamata in causa nella polemica, ha fatto sapere che “già da giorni ha verificato che le relazioni di servizio nelle quali si segnalavano le peculiarità dei colloqui fossero state trasmesse all’autorità giudiziaria competente, ricevendone conferma” e che “ha dato disposizione all’Ufficio di gabinetto del ministero affinché, attraverso il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i direttori degli istituti fossero sensibilizzati a una puntuale osservanza delle disposizioni previste dall’articolo 67 dell’ordinamento penitenziario che regola le visite dei parlamentari negli istituti penitenziari, sollecitando l’intervento diretto o l’interruzione della conversazione qualora essa travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso”.

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