Cappuccetto rosso non ha il mantello della fiaba, indossa un pantaloncino e una t-shirt. Sono le sette di sera e il sole cerchiato di rosso del tramonto si tuffa a mare. Cappuccetto rosso chiede alla madre se può andare a fare una passeggiata sulla spiaggia, portandosi per mano i suoi sogni di adolescente. Si sente grande, anche se i suoi 14 anni rivelano il fisico acerbo di una piccola donna che ha voglia di crescere. Il lupo cattivo è nascosto dietro la scogliera. Si sente bollire il sangue nella testa quando aggredisce la sua vittima di spalle e la trascina in un tunnel di orrori.

Il mare limpido e cristallino di Paros, perla delle Cicladi, l’isola cara agli dei, unico testimone di tanta brutalità, le urla della ragazza si perdono tra i flutti inermi. Sono luoghi dall’anima antica, culla della mitologia, gli stessi dove Era fu violentata dal gigante Eurimedonte, come racconta il poeta epico Euforione (III secolo a.C). A seguito dello stupro, la dea mise al mondo Prometeo. Quando Zeus sposò Era e venne a sapere del fatto, scagliò Eurimedonte agli Inferi.

Non ci sarà, invece, nessun cacciatore a salvare Cappuccetto rosso dalla malvagità del lupo cattivo. Il bruto pakistano la violenta, la stupra, la massacra di botte. E la lascia lì, come un burattino rotto, il bel viso abbronzato in una maschera di sangue. E lì, un paio d’ore più tardi, la trova la madre, agonizzante; accanto, buttato nella sabbia, il cellulare che suonava a vuoto. All’ospedale il referto medico parla di coma cerebrale. Dal test si risale al dna e la bestia nera viene arrestata. A questo punto il conflitto di giurisdizione con tanto di dilemma delle autorità: sconta la pena nelle nostre prigioni o lo rispediamo nel suo paese?

Mentre il destino economico della Grecia è ancora appeso a un filo, l’evento ha una ripercussione mediatica che lo rende ancora più tragico. E un’ondata xenofoba attraversa il paese: “I pakistani sono gente più disperata di noi, disposta a tutto” – dice il tassista Kosta Lopoulosk  che lamenta un calo del suo business  del 40% solo nell’ultimo anno – Con tutto quello che è stato detto e scritto della Grecia c’è stato un tonfo di presenze di turisti. La nostra media è di 5 milioni all’anno, un anno che, di fatto, si riduce da aprile a fine ottobre. Fin ad adesso siamo a scarsi due milioni”.

Non solo con i pakistani, ma anche con i siriani, se la prende Nikos Spyromilions: “Ci dovrebbero essere controlli più severi, le nostre frontiere sono piene di “buchi”, entrano da lì. Siamo la porta di più facile accesso all’Europa. Stime non ufficiali, c’è chi parla di mezzo milione fra siriani  e pakistani, e il numero è in aumento”.

Un altro macigno nel pantano delle polemiche lo lancia Kiriaki, tre figli, proprietaria del Remvi Studio a Pounda, all’altra estremità di Paros dove è successo il fattaccio: “L’infame pakistano lo affiderei alla “giustizia” delle nostre carceri. I nostri bambini non si toccano”. Poi passa ad altre considerazioni:  “In Grecia siamo undici milioni e un milione sono dipendenti statali. Sono i mantenuti del governo, stipendio e pensione garantiti a vita. Sono loro la vera zavorra alla nostra debolissima economia”. 

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