Prima ha protestato con forza contro il governo, acquistando per l’occasione mezza pagina di pubblicità sul Corriere della Sera. Poi ha deciso di passare ai fatti, cercando di “scippare” il comune di Menfi alla provincia di Agrigento e salvare così il suo ente: la provincia di Trapani. Mimmo Turano, presidente della provincia più occidentale della Sicilia, non intende piegarsi alle leggi di Roma. Soprattutto non intende piegarsi alla spending review di Mario Monti che cancellerebbe con un rapido tratto di penna la provincia che l’esponente dell’Udc presiede dal 2008.

“Voglio che lo scriva a caratteri cubitali – puntualizza Turano – io non sono contro il riordino degli enti e contro i tagli agli sprechi della spesa pubblica. Anzi sono favorevole: ma non si possono fare questi tagli con una matita e un rigido calcolo matematico”. Con il nuovo piano di riordino degli enti varato dal governo, infatti, quella di Trapani sarebbe una delle tre provincie a sparire dalla Sicilia, insieme a Ragusa e Caltanissetta. Due i parametri individuati dal governo per stabilire quali provincie dovessero sopravvivere: una popolazione superiore ai 350mila abitanti e un’estensione di almeno 2.500 chilometri quadrati. Se da una parte Turano può vantarsi di amministrare ben 436 mila abitanti divisi in 24 comuni, dolente è invece la situazione dell’estensione territoriale: con 2460 chilometri quadrati la provincia di Trapani arriva soltanto a sfiorare il tetto minimo stabilito da Monti. Meno di quaranta chilometri che imporrebbero ai trapanesi di finire in provincia di Agrigento.

Turano non si dà pace: “Per l’esattezza ci mancano 34 chilometri quadrati. 34 chilometri: un fazzoletto di terra, che cancellerebbe i nostri 200 anni di storia. Badi bene che la provincia di Trapani era stata già individuata dai Borbone che avevano suddiviso il territorio basandosi sulle tre valli della Sicilia. Abbiamo una storia, fatta di tradizioni ed esigenze reali: pensiamo alle isole minori che dipendono da Trapani, pensiamo al consorzio universitario o all’aeroporto di Birgi. Si può cancellare tutto questo per soli 34 chilometri?”. No, non si può. Almeno secondo il presidente Turano che per salvare la sua provincia e i suoi 200 anni di storia ha le idee chiare: basta semplicemente allargare l’estensione e colmare così il gap di 34 chilometri. “Ho inviato formale richiesta scritta al comune di Menfi affinché aderisca alla provincia di Trapani, lasciando quella di Agrigento”, ha annunciato Turano, che annettendosi i 112 chilometri quadrati di Menfi salverebbe il suo ente dalla soppressione annunciata dal governo. “Non mi piace però che si parli di annessione – puntualizza Turano – è una brutta parola: semplicemente il decreto della spending review conferisce alle autonomie locali la possibilità di rivisitare i confini territoriali. Il comune di Menfi è nella valle del Belice, ha molto in comune con gli altri comuni trapanesi, a cominciare dalla naturale predisposizione all’agricoltura vitivinicola. Perché non chiedere se sono interessati alla nostra proposta?”.

A Menfi, sembra che il sindaco Michele Botta stia valutando con interesse l’offerta di Turano, che sul piatto ha anche messo un posto d’assessore nella sua giunta: “Non vorrei che sembrasse una compravendita, se dovessero accettare la nostra proposta però nominerò un assessore di Menfi, in maniera da curare meglio i rapporti con il nuovo comune della provincia”. E se Menfi dovesse invece decidere di rimanere in provincia di Agrigento, Turano ha già pronta l’alternativa: il piccolissimo comune di Camporeale, 3 mila abitanti a metà tra Palermo e Trapani. “Fino agli anni ’50 – spiega Turano – Camporeale era in provincia di Trapani. Poi decisero di passare con Palermo. All’epoca nessuno pensò che fosse una scelta sbagliata. Adesso però le cose sono molto cambiate”. E i 38 chilometri quadrati di Camporeale sono proprio quello che servono alla provincia di Trapani per non scomparire.

Articolo Precedente

Finlombarda, finanziamenti alle imprese dei consiglieri di una controllata

next
Articolo Successivo

La classe politica non sa più come salvarsi

next