Funerali di (ex) partito, ma anche di sistema per Massimo Pini. Mescolata ai vecchi amici craxiani, una discreta rappresentanza di quel che resta del potere finanziario italiano è infatti intervenuta a Milano all’ultimo saluto al biografo di Bettino Craxi nonché, nell’ultimo decennio, fedelissimo di Salvatore Ligresti del quale ha gestito gli interessi rappresentandolo in tutti gli snodi chiave del cosiddetto salotto buono: dal Corriere della Sera a Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni, passando per Gemina, la holding degli Aeroporti di Roma.

E così sulle panche della Basilica di Sant’Ambrogio si sono intervallati Bobo Craxi e, a debita distanza, gli ex sindaci di Milano Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri. Ma anche i vertici di Fondiaria Sai, il costruttore romano Pierluigi Toti e, soprattutto, il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona e il presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro. Ovvero il fronte avversario nella guerra che si è combattuta in questi mesi per il passaggio di mano dell’ex impero dei Ligresti con tanto di inchiesta giudiziaria che negli ultimi 15 giorni ha coinvolto anche l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, assente questa mattina così come Don Salvatore. C’erano infatti soltanto una grande corona fuori dalla chiesa e Paolo Ligresti con la moglie a rappresentare la famiglia del costruttore siciliano, che tanto ha goduto dei servigi di Pini, ultimo rappresentante di una politica che si mescola abilmente ai salotti della finanza. Gli stessi che aveva duramente attaccato non più tardi di tre mesi fa, quando a proposito del patto di sindacato che controlla l’editrice del Corriere della Sera, Rcs, aveva dichiarato che “è ormai un cadavere, decide tutto Mediobanca”. Ma la morte cancella tutto.

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