“Siamo contro un turismo inteso come vedere e a favore di un turismo inteso come capire.” È questo il primo punto del manifesto di ScoprireIstanbul che sintetizza perfettamente la politica e la mentalità di questa originale e intelligente agenzia turistica/guida con sede a Beşiktaş, uno dei quartieri più vivi e rappresentativi del cambiamento della megalopoli turca.

ScoprireIstanbul è nato come un blog. Inizialmente raccontava il rapporto con la città dei due fondatori, Özge Esen e Gianluca D’Ottavio. Poi è nata una sezione del sito che è una vera e propria guida della città. Molti turisti cercano informazioni spesso anche basiche sui mezzi di trasporto, sui luoghi in cui è preferibile alloggiare, mangiare o fare shopping e la “guida personale” di ScoprireiIstanbul lo permette senza il bisogno di sfogliare le pagine dei fin troppo osannati gotha delle guide turistiche, fra tutti la Lonely Planet, incapace di andare oltre i soliti circuiti chiusi che più generazioni di turisti (più che viaggiatori) si ostinano a ripercorrere in un infinito e ormai poco stimolante percorso obbligato.

Özge Esen e Gianluca D’Ottavio, conoscitori e scopritori di angoli poco conosciuti, attenti e critici nei confronti di piani di riqualificazione che spesso lasciano a desiderare, hanno inventato la loro Istanbul, un viaggio aperto a tutti quelli che anche per poche ore hanno voglia di uscire dal ghetto dorato e, purtroppo, sempre più disneyano di Sultanahmet. E’ l’industria del turismo “che semplifica tutto e attua una riduzione stereotipata della città, per massimizzare i suoi profitti. La città viene quindi sostituita e rimpiazzata da una sua immagine artefatta, ed è quest’ultima purtroppo che viene visitata dalla quasi totalità dei turisti”. 

Il percorso di ScoprireIstanbul è rivolto soprattutto alle aree di Fatih, Fener e Balat, quelle più ricche di storia, le più affascinanti, e caratteristiche di tutta la città. Quartieri inseriti nella lista dei patrimoni dell’Unesco. Ma nonostante ciò sono visitati da meno dell’1% dei turisti che si riversano a Istanbul.

I tre quartieri si trovano all’interno delle mura della città vecchia, ad ovest di Eminönü e si affacciano sul Corno d’Oro. “Fatih è da considerarsi uno dei quartieri più “conservatori” di Istanbul, è la zona più osservante dal punta di vista religioso, con al centro il monumentale complesso della Moschea di Fatih. Passeggiare per le sue strade, nella zona di Malta Çarşı, la zona del mercato, è un’esperienza che non può lasciare indifferenti. A Fatih oggi vivono per lo più immigrati dalle zone dell’estremo est anatolico, quindi persone molto più attente ai dettami religiosi, ma anche cariche delle loro strepitose tradizioni culinarie regionali, ed è proprio per questo motivo che il quartiere viene ormai accettato come centro gastronomico della città. E’ qui che bisogna venire per provare i sapori più autentici della cucina turca. Ristoranti o piccoli chioschi specializzati in kebap, pide, sarma, köfte, tutto squisito e a prezzo molto basso.

A Fener, lo storico quartiere greco, le strade cominciano a farsi strette e labirintiche, le pendenze si fanno importanti, ed il rischio di perdersi sempre più elevato. E’ su questi sampietrini ultra centenari, fra case ottomane colorate, alcune superbamente restaurate, altre impietosamente diroccate, che si respira la storia di Istanbul. Devoti preti bizantini, rozzi crociati, fieri paşa ottomani col loro stuolo di servitori, commercianti armeni, negozianti ebrei, chiromanti zingari, nell’arco dei secoli hanno popolato, spesso contemporaneamente, queste zone della città, e hanno dato origine a quella ricchezza culturale che possiamo ammirare ancora oggi. Passeggiando fra case dai colori e dalle forme più bizzarre, fra bambini che giocano a pallone per le strade, si arriva davanti al Rum Lisesi, il Liceo Greco Ortodosso, magnifico e caratteristico edificio in mattoni rossi che sovrasta la collina di Fener. Inerpicandosi per una scalinata pittoresca si raggiunge la sommità della collina di Fener, dove un tempo passavano le mura dell’antica Costantinopoli, è proprio qui che sorge una Chiesa ai più sconosciuta ma di un’importanza fondamentale nella storia della città. Si tratta della splendida Chiesa di Santa Maria dei Mongoli, conosciuta anche come la Chiesa Rossa.

Balat è lo storico quartiere ebraico, lo è stato a lungo, sia durante il periodo bizantino sia durante il periodo ottomano, questo a dimostrare il clima di convivenza interreligiosa che ha sempre caratterizzato Istanbul. Gli ebrei hanno cominciato a lasciare il quartiere solo a seguito del forte terremoto del 1894, spostandosi in parte nel quartiere di Galata ed in parte emigrando in Israele. Dopo il 1960 la residua minoranza ebraica benestante di Balat si è trasferita nel quartiere di Şişli, ed il risultato è stata una completa trasformazione del quartiere, che da zona estremamente ricca si è in fretta trasformata in zona di immigrati delle classi sociali più basse. Il cambio di composizione sociale ha fatto attraversare a Balat una fase di trascuratezza non indifferente, a cui solo ultimamente si è cercato di porre rimedio attraverso un ambizioso progetto di riqualificazione patrocinato dall’Unesco. Il sottile confine fra splendore e degrado produce in Balat un contrasto abbagliante. Il quartiere, in cui sono presenti ben 3 sinagoghe (fra cui la bellissima Sinagoga di Arhida, ancora in funzione, e visitabile previo contatto col rabbino), rimane ancora oggi un vero gioiello. Arrivando sulla sommità di Balat si entra in un parco da cui si può ammirare un panorama mozzafiato su tutto il Corno d’oro”.

Conosco abbastanza bene Istanbul (per quanto possa conoscerla bene uno straniero che ha attraversato le sue strade in periodi abbastanza distanti fra loro), e proprio tra Fener, Balat e Fatih nel 2001 realizzai uno dei primi reportage insieme al fotografo Tommy Graziani (che per una foto compromettente a una signora in niqab fu anche vittima di una allegra sassaiola da parte dei ragazzini della via). È stato bello ripercorrere questi quartieri dopo tanti anni insieme a persone preparate e rispettose quali sono Gianluca, Özge e le loro guide.

È un consiglio appassionato: se dovete venire da queste parti lasciate perdere la Lonely Planet e contattate ScoprireIstanbul. Fa bene uscire dai soliti percorsi. Rende intelligenti.

 

 

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