“Cari turisti tedeschi in Grecia, se dalla sera alla mattina doveste trovarvi nel bel mezzo del passaggio dall’euro alla dracma, ecco come sbrigarvela”. Il periodico tedesco Focus dedica un altro articolo provocatorio alla crisi ellenica e questa volta non si limita a pronosticare la vendita di qualche isola delle Cicladi al solito miliardario russo (ieri segnalata Ludmilla Putin in soggiorno nella mondana Mykonos) per ripagare il debito o l’affitto di una delle meraviglie archeologiche presenti nell’Egeo. Ma fa un passo in più spargendo un po’ di malsano terrorismo mediatico.  Mosso forse, come qualche malpensante dice a bassa voce, dal timore della Bundesbank di perderein caso di bancarotta, gli interessi sul maxiprestito che tiene il Paese attaccato a una sorta di alimentazione forzata. E, sulla scorta del fatto che la troika a settembre (Eurogruppo straordinario fissato per il 3) potrebbe non avallare l’ennesima e, a lunga distanza, inutile tranche miliardaria di aiuti, pubblica una specie di vademecum per il turista tedesco in Grecia. Ovvero come gestire tecnicamente l’eventuale passaggio immediato, frutto del default, dalla moneta comune alla vecchia dracma. Sollevando un ovvio polverone di reazioni, considerata la vis polemica che caratterizza il periodico, non da ieri. Secondo l’articolo in questione, al centro di questo agosto di fuoco ci sarà la grande e decisiva riflessione di Bruxelles: se continuare o meno a tenere il Paese attaccato al famoso sondino che gli consente ogni due mesi di pagare stipendi, pensioni e spese pubbliche. Ma che nei fatti non chiude quella voragine che prende il nome di debito pubblico e che soprattutto non consente una minima ripresa, ma anzi impoverisce il popolo greco e salva le rendite di posizione di ricchi e super ricchi, comprese le forniture di armi da Germania, Francia e Olanda.

Sul rischio di un conio ellenico, Focus scrive che “per molti turisti questo scenario sembra spaventoso, soprattutto se fatto introducendo una nuova moneta proprio durante la loro permanenza vacanziera”. A sostegno di una visione pragmatica e meno allarmistica giungono però le parole di Sonia Mounte, docente di Economia Turismo, che dalle stesse colonne rileva che se si introducesse una nuova moneta, questo accadrebbe senza problemi in un week-end quando le banche sono chiuse. E ciò significa che per i turisti, in  quei giorni,  i pagamenti con carte di credito sarebbero impossibili, come i prelievi dai distributori automatici. Perciò, consiglia Mounte, tutti i turisti in Grecia in questo caso dovrebbe avere con sè un po’ di contanti in più. E poi la stoccata: l’uscita dalla zona euro e l’introduzione di una nuova moneta provocherebbe un immediato aumento interno dei prezzi. Questo si applicherebbe principalmente alle importazioni di merci. Anche se i vacanzieri non spenderebbero di più, aggiunge Takis, di professione albergatore. Secondo il quale così facendo si spaventano solo i futuri turisti che in questi giorni stanno decidendo se trascorrere in Grecia le proprie  vacanze. “Quell’articolo è un colpo basso all’unica cosa che in Grecia funziona”, aggiunge.

Ma i più grandi tour operator continentali affrontano con serenità la possibilità di un ritorno alla dracma. In quanto, continua Focus, sia che la Grecia uscirà dall’eurozona o meno, verrà colpita da una pura speculazione, aggiungendo a una valutazione meramente turistica altre considerazioni di carattere economico e finanziario. E non dicendo, magari, che in quel caso proprio il settore turistico non patirebbe alcunché, anzi, i prezzi per gli stranieri si commuterebbero in “estremamente vantaggiosi”, senza contare il sempre maggior numero di pensionati tedeschi che scelgono di trasferirsi in Grecia per godersi la liquidazione. Il turismo è il maggiore settore dell’economia ellenica. Forse l’unico che, guardando alla vecchia banconota da mille dracme con il viso di Apollo stampato, non storcerebbe il naso. Anzi, si preparerebbe a incassi senza dubbio migliori.

Twitter@FDepalo

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