I Giochi mettono a dura prova anche il sistema sanitario nazionale britannico. Il National Health System non sta riuscendo a gestire in proprio la accresciuta attività per queste Olimpiadi 2012. Così ha dovuto appaltare il sistema delle ambulanze, spendendo un totale di 900mila sterline, oltre un milione e 100mila euro, per avere cinquanta mezzi e circa 150 dipendenti in più. La polemica, chiaramente, ferve, con una stampa inglese sempre attenta alla questione della progressiva privatizzazione di ospedali e servizi per la salute. Una tendenza ancora più marcata da quando è al governo la coalizione fra conservatori e liberaldemocratici, con primo ministro Tory David Cameron. Già nelle scorse settimane era salita alla ribalta l’esternalizzazione dei servizi di polizia di alcune contee inglesi in favore della G4S, multinazionale della sicurezza che con il Locog, il comitato olimpico, ha vinto un appalto da 284 milioni di sterline, oltre 300 milioni di euro. E ora, appunto, anche la sanità entra nel vortice del ciclone.

Per tutta la durata dei giochi, quattro aziende private forniranno le ambulanze e staff dedicato: sono la X9 Healthcare, la AST Ambulance Service, la Thames Ambulance Group e la Lifecare Medics. Scettiche le sigle sindacali di medici e infermieri, che attaccano: “Non è garantita la qualità del servizio e in questo modo il pubblico viene messo sempre più da parte”. Così, delle 350 ambulanze in funzione a Londra in questi giorni, 50 saranno di aziende private. E questo, secondo le sigle, rappresenta uno smacco “all’autonomia e all’efficienza del servizio sanitario nazionale”.

Chiunque chiamerà al 999, il centralino dedicato per le emergenze legate alla salute, potrebbe quindi vedere arrivare a casa un’ambulanza che non riporta il logo del National Health System sulla fiancata. “Ci sarà molta confusione e la gente sarà scettica”, ha commentato il sindacato degli infermieri. Eppure il dipartimento della Salute, alle dipendenze del ministero, ha già fornito al sistema centralizzato delle ambulanze oltre 7 milioni di sterline, proprio per far fronte all’emergenza. Ma, magicamente, un settimo di questa cifra verrà dato ai privati. La sanità, anche nel Regno Unito, è sempre più un affare. Con buona pace per quei milioni di britannici che ancora credono nel servizio pubblico, e recenti sondaggi a livello europeo hanno mostrato come inglesi, scozzesi, irlandesi del nord e gallesi siano a livello comunitario fra quelli più fedeli al proprio sistema nazionale.

Jason Killens, uno dei manager del sistema centralizzato delle ambulanze londinesi, ha comunque tenuto a precisare: “Ogni giorno di Olimpiadi a Londra è previsto un milione di visitatori in più. Abbiamo dovuto appaltare per far fronte alla crescente richiesta di servizi di emergenza, richiesta che comunque non è solo legata ai giochi olimpici”. Ma giornali come il Guardian ora attaccano: dati ufficiali dello stesso servizio sanitario nazionale dimostrano come, con 1 milione di persone in più, la richiesta di ambulanze aumenti di solo il 5 per cento. Che senso ha spendere tutti questi soldi, scrive il quotidiano di sinistra, per una richiesta che aumenta di così poco? Polemiche, sulla stampa britannica, anche per la preparazione del personale a bordo dei mezzi. Infatti, per contratto, sui due addetti per ogni ambulanza, solo uno deve essere un medico o paramedico con adeguata formazione. Insomma, rimangono molti dubbi sulla reale efficienza delle strutture mobili e sulla reale capacità di far fronte alle emergenze. Ma Killens ha replicato: “I londinesi non noteranno alcuna differenza fra queste e le normali ambulanze, il servizio sarà lo stesso”.

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