“Nulla è rimasto nel mio cassetto quando dirigevo il carcere”. Paola Ziccone, la ex direttrice dell’istituto minorile del Pratello a Bologna sintetizza così la sua reazione. Le è appena stato notificato un avviso di fine indagine per il reato di omessa denuncia per 35 vicende di soprusi, violenze e danneggiamenti da parte dei giovani detenuti. Ma adesso passa al contrattacco e a ilfattoquotidiano.it racconta la sua versione. “Io le varie segnalazioni le ho fatte all’autorità competente, il magistrato di sorveglianza, dove vanno a finire tutti i verbali dei consigli di disciplina”.

Per Paola Ziccone il dovere di denunciare quelle vicende spettava alla polizia penitenziaria e al suo capo, Aurelio Morgillo, anch’egli indagato per lo stesso reato di omessa denuncia. “È la polizia penitenziaria che deve fare denuncia di reato, anche perché all’interno dell’istituto sono anche polizia giudiziaria. Addirittura – spiega Ziccone – nei moduli con cui la polizia fa denuncia alla Procura non c’è neppure lo spazio per una firma del direttore”.

Poi l’ex direttrice lancia una frecciata all’altro indagato, Aurelio Morgillo, capo degli agenti: “Come mai questi episodi partono solo da quando arriva Morgillo a inizio 2010? Come mai prima, quando io ero direttrice, non succedeva e l’ultima ispezione del 2008 segnalava una gestione corretta?”.

Infine la ex direttrice ricorda che “il procuratore per i minori Ugo Pastore sollevò la questione con gli agenti nel marzo 2011 e scrisse a Morgillo spiegandogli che a lui non arrivavano le denunce della polizia penitenziaria”.

Ora Ziccone, che si dice anche sorpresa per l’iscrizione a registro degli indagati di quasi tutto il personale in carica in quei mesi, “anche di una dottoressa che era nell’istituto per una sostituzione”, aspetta di capire come muoversi e se presentarsi di fronte al sostituto procuratore Antonello Gustapane per essere sentita per la prima volta . “Devo scegliere ancora il legale”.

Tuttavia il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria, in un comunicato difende i 24 agenti indagati, più il capo, Morgillo. Per loro era sostanzialmente Ziccone che doveva denunciare. “Gli agenti hanno riferito ai vertici della struttura gli illeciti e già questo basterebbe a scagionarli”.

Sono diversi i punti che ancora rimangono oscuri in questa vicenda. Uno riguarda il caso di violenza sessuale ai danni di un ragazzino da parte di due altri detenuti avvenuto il 6 settembre 2011 (quando già la Ziccone era stata rimossa). Per aver omesso la denuncia di questo fatto è finito tra gli indagati il solo ispettore Morgillo e nessun altro: né educatori, né altri agenti, né il nuovo direttore entrato in carica al posto della Ziccone. Negli altri casi precedenti di “disordini” nel carcere, vengono invece accusati di omissione agenti, educatori e la stessa direttrice Ziccone.

Il perché di questa differenza potrebbe ritrovarsi nell’esistenza di un’altra inchiesta parallela, aperta (e non ancora chiusa) sempre dalla procura ordinaria di Bologna, più incentrata sulla vicenda dello stupro e dei mesi successivi alla rimozione della Ziccone.

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