La Guardia di Finanza di Napoli e Palermo stamattina ha arrestato Carmelo Pintabona, su richiesta dei pm Henry John Wodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, del pool della Procura di Napoli, coordinato dall’aggiunto Francesco Greco. Pintabona, presidente della Fesisur, la Federazione delle associazioni siciliane in Sud America ed esponente dell’Mpa, il Movimento per l’Autonomia fondato da Raffaele Lombardo, era stato tirato in ballo da Valter Lavitola nelle sue dichiarazioni dopo l’arresto. Per l’ex direttore de L’Avanti, detenuto nell’inchiesta sui finanziamenti all’editoria, oggi è arrivata una nuova ordinanza di custodia. Come Pintabona, è accusato di concorso in estorsione ai danni di Silvio Berlusconi

In più gli avvocati Alessandro Sammarco,uno dei difensori di Silvio Berlusconi, e Eleonora Moiraghi sono indagati per l’ipotesi di induzione a non rendere dichiarazioni o rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria: l’iscrizione nel registro degli indagati dei due legali emerge proprio nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Lavitola e Pintabona. L’ipotesi di reato si riferisce al viaggio che i due legali organizzarono in Argentina per contattare Lavitola, all’epoca latitante. Secondo la procura, l’obiettivo dei due era “interrogarlo” per concordare una versione che non danneggiasse l’ex Premier.

Lavitola nel corso dell’interrogatorio investigativo del 25 aprile scorso aveva detto di essersi trovato in gravi difficoltà economiche durante la latitanza e di essersi confidato con Pintabona un giorno in cui si erano incontrati per discutere di commercio del pesce, settore nel quale entrambi sono in affari: “Io gli dissi: vedi se tu riesci a contattare a Berlusconi per conto mio e digli che sono nella cacca.. io gli ho chiesto semplicemente, dico: vedi se riesci a contattare Berlusconi e vedi se lui è disponibile a darmi una mano; lui mi ha detto che non è riuscito a contattarlo… aveva provato ad andare a casa sua, non so se questo è vero oppure mi abbia raccontato una sciocchezza, lì a Roma, ed è stato fermato da un funzionario di polizia, non so se quando è entrato o quando è uscito, e gli hanno detto pure: lei lo sa che aiutare un latitante è favoreggiamento?”.

Oltre a Lavitola e a Pintabona  è indagato Francesco Altomare, per il quale il gip Pietro Carola non ha però accolto la richiesta di arresto. Oltre che di estorsione nei confronti di Berlusconi, i tre sono accusati di intestazione fittizia di beni e di favoreggiamento nei confronti del giornalista: lo avrebbero infatti aiutato a rimanere latitante, mettendogli a disposizione una somma pari a 100.000 euro e un computer grazie al quale, tramite Skype, Lavitola aveva la possibilità di comunicare con l’Italia. Pintabona e Altomare, inoltre, secondo l’accusa facevano “da trait d’union tra Lavitola e Berlusconi, con il compito specifico di chiedere allo stesso Berlusconi, per suo conto, una somma pari a 5 milioni di euro”. Gli indagati avrebbero minacciato Berlusconi anche di tenere “condotte processuali non in linea con gli interessi dello stesso, nonchè l’ulteriore disvelamento di (ulteriori) fatti penalmente rilevanti”. A fare da sfondo c’è il caso escort-Tarantini: in una lettera, agli atti dell’inchiesta, Lavitola sottopone a Berlusconi quella che egli ritiene una adeguata esposizione della vicenda processuale e lo invita ad apportare eventuali variazioni alla versione da fornire ai magistrati che indagano sul caso delle ragazze portate alle feste del Cavaliere.

Probabilmente per la Procura di Napoli Pintabona ha svolto il ruolo di ambasciatore delle richieste estorsive di Lavitola, e il suo ruolo evidentemente deve essere andato al di là del tentato aggancio con il Cavaliere, come raccontato in maniera un po’ minimalista a verbale dall’ex direttore dell’Avanti. A Pintabona è contesta l’estorsione insieme a Lavitola, già recluso a Poggioreale.

Aggiornato dalla redazione web alle 21.13

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