Gli inglesi manifestano al sabato. Diverse migliaia di persone – per gli standard londinesi una cifra ragguardevole – si sono trovate ieri a Mile End per la manifestazione organizzata dal Counter Olympic Network. Il corteo, che ha percorso le poche strade del quartiere di Newham non sequestrate dai Giochi, è aumentato di numero lungo il percorso con l’affluenza dei locali e, dopo essere passato sotto il Lexington Building (uno dei palazzoni popolari su cui, a dispetto di chi ci abita, sono stati installati i missili) si è concluso nel pomeriggio a Wennington Green. Una manifestazione allegra, colorata e soprattutto pacifica, dopo le violenze della polizia di venerdì sera, quando un gruppo di ciclisti di critical mass che stava tornando a casa nella zona vicino al Parco Olimpico è stato prima accerchiato poi malmenato dalle forze dell’ordine, che si sono accanite anche su ragazzini, donne e disabili.  

Al corteo c’è Eddy, ciclista, appena rilasciato dalla stazione di polizia di Kilburn, che ci ha raccontato altri brutti episodi avvenuti venerdì: “All’inizio le camionette della polizia andavano addosso ai ciclisti cercando di buttarli a terra, e un paio sono caduti. Oltre a diverse donne picchiate e al disabile cui è stato spruzzato in faccia il gas urticante, al momento dell’arresto ho visto la polizia prendere a schiaffi un ragazzino di nemmeno 14 anni. Io sono stato picchiato e sbattuto a terra, senza che stessi opponendo resistenza. Ho sporto denuncia nei confronti dell’agente QK452, ma non penso prenderanno provvedimenti. Invece li hanno presi nei miei confronti, ora ho il divieto di andare in bicicletta fino alla fine dei Giochi e anche di avvicinarmi entro 100 yard (90 metri, ndr) da ogni sito olimpico. Peccato che io ci viva entro le 100 yard, voglio vedere se mi arresteranno ogni volta che esco di casa”. L’atmosfera non è di opposizione alle Olimpiadi in sé, ma al modo in cui sono state organizzate a Londra. “Lo sport è bello e ci piace – ci spiega Donna, sindacalista di base -. Allora devono spiegarci perché i miei figli non possono più andare a nuotare nella piscina comunale di Stratford, che il comune di Newham ha chiuso a dicembre sostenendo che non c’erano soldi. Salvo poi spendere milioni per costruire quella olimpica, cui i miei figli non potranno nemmeno avvicinarsi visto che, se mai l’apriranno al pubblico, ogni ingresso costerà minimo 7 sterline”.

Tra quelli che gridano di più, lungo il corteo, un omone ben vestito alto almeno due metri. “Mi chiamo Sasha e lavoro in un’edicola di fronte al Parco Olimpico – si presenta -. Sono qui per protestare contro le Olimpiadi lasciate in mano alle multinazionali. Potevano essere i nostri giochi, sono diventati quello dei profitti per gli sponsor. Poi hanno militarizzato il quartiere. Per la sicurezza dicono. Ma se facessero tornare a casa immediatamente i nostri militari, in giro per il mondo a fare guerre di occupazione, sono sicuro che Londra diventerebbe un luogo molto più sicuro”. Alla manifestazione anche ragazzi vestiti nei costumi della tradizione caucasica. Sono del gruppo No Sochi 2014, che si oppone alle prossime Olimpiadi Invernali da tenersi in Russia. “Volevamo che le Olimpiadi fossero l’occasione per riconoscere il genocidio subito dalla nostra gente alla fine del XIX secolo. E invece niente. Nonostante durante gli scavi per realizzare i nuovi impianti abbiano trovato fosse comuni, hanno occultato tutto per non avere problemi – racconta Amaf -. L’ennesimo sopruso per le popolazioni caucasiche, ancora oggi senza diritti, vedi la situazione cecena, e razziate per le loro risorse naturali, dal petrolio al carbone alle immense foreste”. “Ieri ci siamo fatti consegnare la torcia della povertà che ha sfilato per Londra – aggiunge Sami -. La porteremo con noi a Sochi”. Lungo il percorso incrociamo una casetta vittoriana addobbata con bandiere britanniche, i cui inquilini sventolano orgogliosi la bandiera olimpica con i cinque cerchi. “Questi manifestanti sono dei miserabili – ci dice Diane indicando il corteo -. Le Olimpiadi porteranno ricchezza a tutto l’EastEnd londinese, ne siamo sicuri. Bisogna essere ottimisti, e non abbandonarsi al disfattismo come questa marmaglia qui”.  

Non ne è convinta Claire, che partecipa al corteo sulla carrozzina cui è costretta da bambina. “E’ assurdo che le Paralimpiadi siano sponsorizzate da Atos (compagnia privata cui il governo ha appaltato gli esami per stabilire l’abilità al lavoro di chi richiede il sussidio, ndr) che si è presa 100 milioni dal governo per prendere a calci in culo i disabili come me – spiega -. Inoltre Atos prende 1400 sterline di bonus per ogni persona che segnala come abile al lavoro, e così, pur di fare altri soldi, certifica che possono lavorare anche i malati terminali. Altro che ottimismo, è una vergogna”. La manifestazione per un’altra Olimpiade possibile si conclude al parco di Wennington, a meno di un chilometro in linea d’aria dallo Stadio Olimpico. E in una bella giornata di sole sono canti e balli, giochi e girotondi per grandi e piccini. La vera festa sembra essere qui.

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