Ritorno dopo la breve vacanza, che qualcuno mi ha consigliato di prolungare dopo le mie considerazioni sul caso dei trenta scudetti sul campo. Non era evidentemente un consiglio affettuoso né disinteressato. D’altronde sapevo benissimo a cosa andavo incontro e le cose sono andate esattamente come avevo previsto, con un’ondata di pesanti accuse. A cui non replico, tranne che per due equivoci davvero singolari.

Qualcuno mi ha scambiato per un interista e questo per uno che è milanista dall’infanzia è un bel guaio. Qualcun altro insinua che a ispirarmi il blog sia stato Travaglio e non capisco perché, visto che Travaglio è notoriamente juventino. Ma basta così, ora seguo un altro dei consigli ricevuti, quello che mi invita a occuparmi solo di televisione.

Lo faccio subito, anche se c’è di nuovo di mezzo lo sport. E che sport, i giochi olimpici. Dunque, dopo le tre ore e passa di cerimonia inaugurale vista ieri sera mi pare ci sia un problema. Non parlo delle dirette televisive, del confronto Sky-Rai su cui avremo modo di ragionare, ma proprio della cerimonia in sé. Infatti, se c’è un appuntamento che chi ama lo sport non può perdere, un momento che, nonostante le invadenze degli stilisti e alcune presenze sgradevoli, rimane emozionante e sublime, questo è l’apertura dei giochi con la sfilata delle squadre, il rito dell’arrivo della bandiera con i cinque cerchi e l’accensione del braciere. Ma, da qualche decennio, chi vuole godersi tutto questo, prima deve sorbirsi un paio d’ore di brutto teatro, proprio come quello che si è visto ieri.

Se si escludono un paio di buone idee – la scelta civile di celebrare il servizio sanitario pubblico e le Mary Poppins che arrivano a liberare i bambini dai cattivoni – in tutto un quarto d’ora, più la soluzione originale della collina su cui piantare le bandiere nazionali, il resto è stata noia mortale. Un Bignami di storia economica, sociale e culturale inglese appesantito da scene di massa un po’ sovietiche ed effetti speciali di luci e fuochi a gogo. Cose già viste, ormai diffuse in tutte le feste che si possono permettere un budget elevato, ma creatività ed emozione zero.

Se mi permettete una battuta un po’ scontata una “boylata” pazzesca che non ci ha fatto mancare nulla dell’armamentario kitsch di questo sopravvalutato regista. Oppure, per andare sullo Shakespeare spesso evocato, più che La tempesta si è visto Molto rumore per nulla. Anche l’ironia tanto attesa e strombazzata mi è sembrata più che altro molto telefonata nel caso di 007; quanto a Mr. Bean, non è stato più divertente di Raimondo Vianello nelle celebri sigle a tema sportivo dei suoi varietà anni Settanta, che Techetechete ci ripropone ogni sera. E non capisco il consenso e l’ammirazione unanime sparsi sui giornali di oggi. Il pensiero unico è arrivato anche qui e non concede moratoria neanche per le Olimpiadi. 

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