Umberto Bossi interviene assieme a Roberto Calderoli alla festa di Torre Boldone (Bergamo), continuando a incarnare la vecchia Lega, quella dei “vaffa” al Presidente della Repubblica, del disprezzo nei confronti del Tricolore e della secessione. Il copione del tour estivo del presidente del Carroccio prevede due passaggi obbligati che, ormai da qualche comizio a questa parte, trovano sempre spazio nel suo discorso: un omaggio commosso a Bobby Sand (l’attivista nordirlandese che si lasciò morire durante uno sciopero della fame in carcere) e il ricordo di Armin (che annientò tre legioni romane, minando il potere dell’impero in terra germanica). Insomma, Bossi ha voglia di eroi con cui rinverdire quella retorica celto-padana che ha fatto la fortuna del movimento negli ultimi anni. Il concetto, più volte ribadito nel corso della serata è che “Roma ci deruba” e non lascerà mai la libertà al Nord “perché vogliono i nostri soldi”. Altro slogan ripetuto per l’ennesima volta è quello dell’innocenza della Lega: “Stiamo controllando i bilanci e vedrete che verrà fuori che la Lega non ha rubato una sola lira” e, sempre in riferimento al terremoto giudiziario che ha travolto il movimento la scorsa primavera, Bossi ha confermato trattarsi di un complotto, ordito per mettere un freno al potere dilagante di un movimento che rischiava di prendere troppo piede di Alessandro Madron

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