Questo secondo articolo, che tratta le opinioni degli studenti della Sapienza sull’attuale Governo Monti, fa riferimento, come annunciato nel precedente, al sondaggio di opinione realizzato su un campione per quote incrociate di 300 studenti della Sapienza, tra il 20 aprile e il 5 maggio 2012, prima delle ultime Elezioni amministrative e del “fenomeno Grillo”, da alcuni studenti (Francesco Catalini, Valentina Ciuccio e Chiara Davoli) diretti dalla Docente di Laboratorio di ricerche di mercato della Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica dell’Università Sapienza.

Se il grado di fiducia può ritenersi una buona misura per esprimere la speranza che si ripone nel Governo Monti, si deve convenire che gli universitari della Sapienza non brillano in ottimismo, dal momento che il loro livello si colloca mediamente poco sotto la sufficienza. Né si può ritenere che l’opinione sia eccessivamente mutata nel tempo, dall’insediamento del Governo tecnico al momento della rilevazione (20 aprile – 5maggio 2012), poiché per poco meno della metà degli intervistati – in particolare donne (54% contro il 40% degli uomini) – è rimasta invariata, mentre un 39% circa di Studenti – specie se uomini (45% contro il 35% di studentesse) – dichiara un calo di fiducia.

Tuttavia, al Governo tecnico gli Studenti riconoscono una sorta di inevitabilità, nella consapevolezza che, all’indomani della caduta di quello Berlusconi, fosse l’unica strada da intraprendere, almeno per i ¾ degli universitari, ma, in ogni caso, resta un momento eccezionale, accettato per la gravità della situazione dal 41% degli intervistati che alle prossime Elezioni del 2013 si schiera per un ripristino del governo politico. Questa inevitabilità viene confermata dalla scarsa area di dubbio (12%) che avrebbe pervaso gli Studenti nel caso fossero stati chiamati a scegliere, a novembre scorso, tra le due alternative (governo tecnico o politico), indecisione che, invece sale di oltre il doppio (28%) se la scelta dovesse essere operata nelle prossime Elezioni politiche della primavera 2013.

La gravità del momento e l’opportunità del Governo Monti viene anche sancita dal 35% degli intervistati (in prevalenza uomini) che non si accontenta del fatto che esso rimanga in carica fino alle prossime Elezioni del 2013 (33%), ma che addirittura non se ne vada fino a quando non abbia risanato l’economia. Solo il 16% del campione intenderebbe vederlo finire al più presto, mentre un altro 16% non sa pronunciarsi su quella che dovrebbe essere la durata ottimale del Governo tecnico.

Ma per gli studenti della Sapienza, il Governo Monti quanto vale dal punto di vista economico, democratico, sociale, di prestigio internazionale?

Se il riconoscimento della valenza del Governo Monti per risolvere urgentemente i problemi di carattere economico del nostro Paese (particolarmente apprezzata dalle donne) e per migliorare l’immagine internazionale dell’Italia (più rimarcata dagli uomini) è piuttosto elevato, raggiungendo un “voto scolastico” superiore a 7, gli universitari non si mostrano particolarmente preoccupati dalla sospensione di democrazia che esso comporterebbe, secondo il giudizio di alcuni.

Tuttavia, di contro a tutti questi aspetti positivi riconosciuti al nuovo Governo in contrapposizione al precedente, i ragazzi non si lasciano sfuggire anche delle critiche: il Governo Monti ha realizzato interventi che colpiscono esclusivamente i ceti meno abbienti e non richiede alcun sacrificio alle banche, affermazioni che raccolgono consensi valutabili sopra il voto scolastico 7.

Quindi, in definitiva, un Governo indispensabile per recuperare credibilità a livello internazionale e per mettere in ordine i conti del Paese, data l’incapacità dei politici a riguardo, ma “forte con i deboli e debole con i forti”.

Gli studenti si sono espressi anche sull’efficacia che, secondo loro, avrebbero sortito gli interventi già adottati nel periodo di somministrazione dei questionari (20 aprile – 5 maggio 2012) dal Governo Monti per uscire dalla crisi economica o che si riteneva avrebbe adottato.

Quelli giudicati di maggior successo sono stati l’aumento dei controlli contro l’evasione fiscale, la tassa sugli immobili commerciali della Chiesa a cui è stata attribuita una efficacia esprimibile con un voto scolastico pari a circa 8 e mezzo e il tetto massimo degli stipendi dei dirigenti pubblici (7 e mezzo): tutti interventi che non incidono sulle fasce di status socio-economico medio e basso, ma che puntano a una maggior equità e a un superamento di certi privilegi e che, pertanto, confermano quell’orientamento, evidenziato precedentemente, volto a una certa equità e a una distribuzione dei sacrifici, secondo il censo e le possibilità di ciascuno, per il risanamento del Paese.

Tuttavia, al di là di questi provvedimenti, tutti gli altri interventi attuati o previsti dal Governo tecnico vengono considerati di scarsa incisività, se si fa eccezione per la riforma dei contratti di lavoro che viene ritenuta quasi sufficiente (sei meno) e le liberalizzazioni, poste appena sotto la sufficienza (5 e mezzo).

Molto poco efficaci si giudicano, con punteggi intorno al 4, l’aumento dell’Iva, l’innalzamento dell’età pensionabile, il ripristino Ici prima casa, l’Imu, l’ Articolo 18 – Licenziamento per giusta causa.

Ma qual è, agli occhi degli Studenti, l’immagine che emerge del Governo Monti? Chiamati a dipingerla con pochi aggettivi, ne è scaturito un Governo tendenzialmente onesto, attivo e forte, ma ingiusto, conservatore, pesante e lontano e se Monti, invece di professore alla Bocconi, fosse uno studente della Sapienza e gli Studenti dell’Ateneo romano fossero i suoi docenti, avrebbe ottenuto una sonora bocciatura, dal momento che non gli verrebbe assegnato che un misero 15/30. Ma si sa, i giovani sono molto più rigorosi e puri dei saggi vecchi.

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