Da tre mesi, a Rovello Porro, comune di 6mila anime in provincia di Como, l’amministrazione leghista non riesce a trovare un consigliere comunale disposto a subentrare all’ex vicesindaco, Luisa Congiu, che si è dimessa per motivi personali. I quattro candidati della Lega Nord che non erano stati eletti nel 2009 hanno risposto tutti con un “no grazie” alla richiesta di dare seguito alla surroga. Nessuno di loro se l’è sentita di entrare a far parte del consiglio comunale, lasciando la maggioranza al proprio destino, tanto che dall’opposizione non si sono fatti sfuggire l’occasione di chiosare con una battuta sarcastica: “Ormai sono rimasti come quattro amici al bar”.

I quattro non eletti della Lega Nord, secondo quanto ha riportato nei giorni scorsi il quotidiano La Provincia, hanno tutti risposto di non essere interessati. La maggioranza comunque non corre rischi ed è intenzionata ad andare avanti anche con una sedia vuota.  Qualcuno di loro si è sentito in dovere di giustificare la mancata disponibilità: “Sono entrato a far parte dell’associazione Verde Età e tra i servizi alla discarica e quelli alle scuole, non ho proprio tempo libero”; altri invece hanno semplicemente declinato l’invito.

Il sindaco Gabriele Cattaneo (che nel 2009 con la Lega sbaragliò sia la concorrenza del Pdl che quella della civica capitanata dall’onorevole Luca Volonté dell’Udc) ha cercato di dare una lettura politica alla vicenda: “Ormai sono passati più di tre anni dalle elezioni, manca un anno all’ordinaria amministrazione e rimane poco da fare, non biasimo la scelta dei non eletti che non hanno accettato e sfido le opposizioni a parti invertite a trovare delle disponibilità”.

Poi affonda: “Del resto, in questa situazione chi si prende la briga di entrare in una maggioranza, mettendosi alla guida di un comune proprio in questo periodo dove si rischia di fare solo figure da cioccolatai”. Magre figure non per demerito dei comuni ma per le condizioni proibitive in cui ci si trova a dover amministrare: “In questa situazione – ha detto Cattaneo -, con i Comuni che non hanno più un centesimo, anche io non avrei accettato. I comuni si continuano a mungere, oltre all’Imu e all’Irpef, ci hanno tagliato ancora 500 milioni di euro di trasferimenti, che per noi significa 50 mila euro in meno sul bilancio del prossimo anno. Io non ho nessuna intenzione di aumentare le aliquote Imu a settembre e se mi costringeranno a tagliare i servizi o il sociale prenderà in seria considerazione l’ipotesi di consegnare la fascia al Prefetto“.

Il primo cittadino di Rovello Porro prende dunque la palla al balzo e cerca di spiegare le ragioni con le difficoltà legate al momento economico particolarmente critico: “Ho avuto questa carica nel momento più nero di tutte le amministrazioni – ha continuato -, l’edilizia è totalmente ferma, in più ci sono i vincoli del patto di stabilità, siamo sotto organico in più c’è il blocco del turnover e l’anno prossimo si prospetta un ulteriore taglio di 200 mila euro oltre al taglio del 50% di tutte le auto comunali che per noi significa cancellare il servizio di consegna pasti caldi, se non lascio subito è solo perché non voglio fare la figura del vigliacco, ma il buon senso suggerirebbe veramente di smettere”.

La situazione cambia un po’ se viene letta dal punto di vista dell’opposizione. A parlare è Andrea Picozzi, coordinatore della lista civica Cittadini Protagonisti, che dichiara tutta la propria preoccupazione circa la situazione paradossale che si è venuta a creare a Rovello Porro dopo le dimissioni del vicesindaco, che aveva anche la delega di assessore al bilancio. “Siamo preoccupati perché non rimane nessuno di competente e vediamo un futuro veramente nero per la nostra realtà, il sindaco non può fare tutto da solo”.

Tra i quattro consiglieri che hanno deciso di non subentrare ce n’è uno (Carlo Battaglia) che ha addirittura dichiarato di non essere stato contattato. Gli altri, Ciro Ranieri, Matteo Castelli e Angelo Ronchini, hanno invece confermato la propria decisione di non subentrare. Dall’opposizione chiaramente passano all’affondo: “Se si è deciso di entrare in una lista bisogna comunque darsi da fare, a prescindere dal fatto che lo si sia fatto come tappabuchi – continua Picozzi -. Non si possono fare le liste così, tanto per fare”. Poi conclude: “Mi sembra di ricordare che non presero nemmeno una preferenza, neanche quella delle famiglie, evidentemente avevano già deciso all’epoca di non impegnarsi. La Lega nel 2009 si era presentata come un’armata Brancaleone – conclude Picozzi -, e stanno confermando questa impressione commettendo errori dettati dall’inesperienza”.

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