virginia sciréMi verrebbe da dire “sveglia Italia”! Anche se temo che sarebbero parole sprecate, perché i decisori, coloro che dovrebbero agevolare questo cambiamento (anche culturale) nel pubblico e nel privato, spesso sono sordi. E così fino a quando ci meraviglieremo per una super manager che passa da un’azienda ad un’altra a meno di tre mesi dal parto sarà difficile immaginare un altro Paese.

Veniamo ai fatti, oggi sulle prime pagine di tutti i giornali: Marissa Mayer, 37 anni, è il nuovo amministratore delegato di Yahoo!. Finora era uno dei top manager di Google. La notizia di essere in dolce attesa – divulgata su Twitter da lei stessa – ha generato un fiume di commenti. E di sana meraviglia italica. Il fulcro della notizia non è stato quindi che una donna così giovane, programmatore assunto a Menlo Park, stesse facendo una carriera fulminante. L’attenzione si è tutta focalizzata alla maternità imminente e alla lungimiranza di Yahoo! nell’assunzione della quasi neo-mamma.

Riflettendo sulla Mayer il pensiero corre all’Italia e alle sue lavoratrici. E alle centinaia di storie di donne che – a seguito della maternità – sono state “gratificate” con trasferimenti, mancati rinnovi o uscite agevolate dalle aziende. Secondo l’Istat in Italia 800mila donne all’arrivo di un figlio sono state costrette a lasciare il lavoro perché licenziate o messe nella condizione di doversi dimettere, come se avere messo al mondo un figlio fosse una colpa da espiare in azienda.

Ma le storie, talvolta, sono anche a lieto fine, e questo grazie alla forza di donne-mamme-lavoratrici instancabili che non mollano e che, anzi, dalla situazione paludosa fanno uscire qualcosa di positivo. Così è accaduto a Virginia Scirè nel ricco (un tempo) Triveneto, come già raccontato tempo addietro in un post. Virginia era impiegata in una società finanziaria, ma fu costretta a lasciare il lavoro a causa della maternità e delle difficoltà di salute del figlio. La storia di Virginia parte da un contratto a tempo indeterminato ma si conclude con un ricatto del datore di lavoro, che le prospettò un trasferimento per settimane (anche mesi) all’estero. Virginia non s’è data per vinta, ha lasciato giocoforza il lavoro e ha aperto un’attività di e-commerce: oggi insieme ai suoi soci commercializza prodotti di abbigliamento per bambini, la sua impresa ha fatturato lo scorso anno 90mila euro e registra un +200% nel primo semestre 2012. E, cosa più importante, il suo bambino di quattro anni gode di ottima salute.

Sono felice per Virginia, stimo la sua intraprendenza e professionalità nel saper utilizzare la Rete e nell’essersi reinventata, ma sogno un Paese in cui ci siano anche tante Marissa Mayer. E che queste non facciano notizia soltanto per un pancione.

(Nella foto Virginia Scirè)

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