Il Pdl fa quadrato intorno a Dell’Utri e Berlusconi: “Ancora una volta, come troppe altre volte, apprendiamo dell’ennesima replica di uno stanco copione. Si avvicinano le urne e torna il desidero di aprire la campagna elettorale per via giudiziaria – commenta  il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano, in una nota – . Ora il tema è la solita paccottiglia contro le origini di Forza Italia. Rivendichiamo con orgoglio la nostra storia politica, e rivendichiamo, con i Governi guidati da Silvio Berlusconi, il più duro contrasto alla criminalità organizzata. Il resto è comizio, teorema, spettacolo poco serio. E’ il caso di dire basta”. Dello stesso tenore il commento di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl Camera: “Non avevamo dubbi, vista l’estrema politicizzazione della procura di Palermo, che a proposito della cosiddetta trattativa Stato-mafia – sulla quale una personalità aldisopra di ogni sospetto come Pino Arlacchi ha avanzato degli interrogativi di fondo – essa avrebbe cercato in tutti i modi di coinvolgere anche Silvio Berlusconi malgrado che negli anni ’92-’93 solo chi allora contava nello Stato avrebbe potuto svolgere un ruolo effettivo. E’ evidente che siamo davanti al coronamento di tutta una campagna politico-mediatica giudiziaria da parte di una procura che intende svolgere un ruolo politico fondamentale nella dialettica politica italiana. Tutto ciò, però, da il senso di una situazione gravissima che richiede una riflessione seria da parte di tutti”.

Anche l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini scende in campo: “Appena ieri alla sinistra moderata l’idea che, dopo il conflitto con il Colle, si ponesse mano finalmente al tema delle intercettazioni telefoniche pareva una proposta estensiva rispetto al conflitto di attribuzione sollevato dal Presidente Napolitano. Ma oggi l’orologeria della Procura di Palermo conferma che è ricominciata la guerra tra una parte, per fortuna minoritaria, della magistratura inquirente – che considera normale prendere la parola ai congressi di partito – e i difensori di una costituzione e di una civiltà liberale nemica di ogni idea di Stato etico, ieri fascista oggi orfano del comunismo. Qui e ora si misura il coraggio e la responsabilità della classe politica soprattutto nella prospettiva di mesi ancora difficili per il nostro paese. La scelta è tra il coraggio di rompere finalmente questi legami con le minoranze militanti di un ordine che si vorrebbe indipendente o ricevere da queste, come in passato, oltre che un comodo argomento di campagna elettorale anche la linea politica”.  Anche il deputato del Pdl Osvaldo Napoli dice la sua. “E’ paccottiglia la convocazione del presidente Berlusconi per le stragi del ’92-’93. E’ paccottiglia l’ultimo, surreale capo d’accusa al senatore Marcello Dell’Utri: estorsione, e l’estorto sarebbe nientemeno che il presidente Berlusconi. Viene da chiedersi se la vera minaccia per l’Italia venga dallo spread o dal dottor Antonino Ingroia, e se, per caso, le due cose non si tengano insieme, sia pure casualmente”.  

“Ai pm di Palermo non manca la fantasia. Solo tanta fantasia spiega una imputazione di estorsione a carico del senatore Dell’Utri, che individua come vittima Berlusconi, e spiega una convocazione come testimone dello stesso Berlusconi ” dice Alfredo Mantovano, ex sottosegretario all’Interno e attuale coordinatore politico Circoli di “Nuova Italia”. “Ma la fantasia al potere giudiziario -prosegue Mantovano- potrebbe avere un effetto boomerang, con la medesima logica, se di logica si può parlare, altri pm potrebbero ipotizzare a carico dei loro colleghi di Palermo una indagine per peculato: in fondo, risorse pubbliche, che dovrebbero essere destinate all’amministrazione della giustizia, vengono adoperate per altri scopi. Il dottor Ingroia lo ha scritto: ‘Nessun reato di trattativa è stato ad oggi contestato nell’indagine di cui si discutee allora, uomini e mezzi per che cosa sono impiegati? A Palermo lo spreco di denaro pubblico non riguarda solo la Regione Sicilia”. 

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