A poche ore dell’arrivo dell IV Rapporto sulla Criminalità in agricoltura redatto da CIA e Cnel, esce il rapporto congiunto OCSE-FAO Agricultural Outlook sulle prospettive alimentari.

A livello mondiale lo stato dell’arte attuale risulta che l’agricoltura è sotto forte pressione, con uno scenario futuro poco roseo. La nostra mensa comincia a diminuire i posti liberi a sedere. Secondo la Fao la coperta è molto corta, le aree agricole saranno sempre meno disponibili, e il trend di crescita dell’agricoltura passa dal 2% all 1,7%, un calo dovuto all’aumento dei costi dei fattori produttivi (concimi, sementi, benzina, mezzi meccanici etc.) e alle risorse ambientali che diventano sempre più limitate.

Siamo passati da un monito degli ambientalisti di qualche decennio fa a cui pochi volevano credere ad una razionale convinzione diffusa sulla scarsità della terra, dell’acqua e tutto quello che serve per coltivare, tra i dati, emerge una cifra inquietante il 25% della terra coltivata è degradata. Oltre a queste problematiche, come sempre, le fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo (cit. Gino e Michele) oggi anche per l’agricoltura come molti altri settori si fa sempre più forte il peso della crisi, da cui sarà sempre più difficile uscire. Secondo il segretario Generale dell’OCSE Angel Gurria, la formula magica vede tre ingredienti fondamentali: “maggiore produttività, una crescita eco-sostenibile e mercati più aperti”. Anche se sulla maggiore produttività ci sarebbe da fare un pensiero. Se stiamo pensando tutti alla formula migliore per la “decrescita felice” anche l’agricoltura deve passare la revisione e modificare il modello produttivista attuale.

Non si può di certo più pensare di fare la gara a chi raccoglie di più. E’ chiaro che si deve pensare di produrre sempre più finalizzando la produzione ad un mercato di prossimità e di valorizzazione della qualità a discapito delle maggiori rese. Secondo il Direttore della FAO Josè Graziano de Silva, è necessario sostenere dei prezzi reali che possano aiutare lo sviluppo reale.

In Italia ai problemi descritti dalla FAO si aggiungono altri problemi ancora più gravi. In un momento in cui il mondo attraversa la crisi economica, il settore primario rimane un ambito dove investire, e nel bel paese prima dell’economia legale è arrivata la criminalità a fare i suoi investimenti sicuri. L’agricoltura infatti è da sempre stata considerata una risorsa strategica, così i criminali, secondo il IV Rapporto sulla Criminalità in agricoltura, hanno fatto i loro conti e ora il fatturato è lievitato ad un giro d’affari di ben 50 miliardi d’euro l’anno con un ritmo di 8 reati all’ora e un terzo degli agricoltori totali sottoposti tutti i giorni a reati che vanno dal racket, all’usura compreso il furto del bestiame e dei mezzi agricoli. Anche se l’ambito preferito della criminalità organizzata è il trasporto, la logistica e anche la distribuzione.

La criminalità oltre ad aver battuto il sistema italiano arrivando per prima alla conquista della risorsa terra e sul controllo del cibo, risulta anche innovatrice, perchè in grado di precedere tutti e investire sulle energie rinnovabili. La domanda è dove stiamo sbagliando?

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