Sono su una spiaggia di un’isola tropicale, le onde tiepide mi lambiscono il corpo… Mi stanno cantando in un orecchio… adesso mi parlano fitto-fitto… notizie… Ah sì, è l’auricolare della radiolina… e non sono su una spiaggia… mi sono addormentata con addosso la tuta della realtà virtuale collegata al computer. Su tutta la tuta ci sono migliaia di microscopici palloncini che gonfiandosi e sgonfiandosi di aria tiepida, calda e fresca danno la sensazione dell’acqua e del sale sulla pelle. Il visore sugli occhi, e un dispenser di profumi nel naso, completano la sensazione di essere veramente ai tropici. Questo bisogno di rumore nel cervello m’è rimasto addosso da quando, nel 2011, ho avuto una depressione tremenda. Me ne stavo tutto il giorno a letto, radio-nell’-orecchio-televisione-accesa, testa assente. Né guardavo. Né ascoltavo. Né mangiavo. Alle otto in teatro, a mezzanotte a letto. E via col rumore addosso, dentro, sino al giorno dopo… sveglia, con gli occhi spalancati… un po’ di torpore di quando in quando.

Chi mi parla fitto-fitto? Ah sì, è il giornale radio. “Attentato in Iran. Stupro a Vigevano. Fermato un toscano che cercava di emigrare attraversando la frontiera emiliano-romagnola con passaporto falso. Da quando la Padania è diventata uno stato autonomo l’arresto di clandestini è all’ordine del giorno.”
Dico la verità, non avrei mai creduto che il Bossi ce l’avrebbe fatta.
Dove sono? Nel mio letto o in albergo?
Un attimo e mi oriento. Sono a casa. Dallo spiraglio di un occhio “punto” l’orologio fosforescente al polso: le 6 e 5 minuti. Mi lascio ripiombare con un piacere fisico nel calore del mio letto, striscio adagio accanto a Dario, che nel sonno mi prende una mano. Ho ancora almeno 2 ore di beatitudine… là, nell’isola cibernetica dei tropici.
Forse dormo, anche.
Intorno alle 8 mi alzo. Bacio adagio Dario che continua a dormire. Bagno. Preparo una borsa con l’indispensabile, questa sera abbiamo uno spettacolo a Torino.
Poi mi rendo conto che la borsa non mi servirà a niente… è la forza dell’abitudine.
Lo spettacolo è a Torino, ma io non avrò bisogno di andarci. Reciterò in casa, il pubblico che è a teatro vedrà il mio ologramma ed io vedrò il loro.
Sarà esattamente come esserci per davvero ma risparmierò il viaggio.
Vado in studio e accendo il terminale multimediale, entro in rete.
Arriva Dario. Facciamo colazione guardando il nostro “sito” quello dei comici pazzi. Siamo tutti collegati, ci scambiamo pareri, pezzi di trasmissioni che abbiamo visto, ritagli di giornali, appelli, inchieste, notizie. La faccia di Enzo Jannacci sta raccontando di una nuova tecnica ancora sperimentale per registrare i sogni e poi scambiarseli.
Su questo “sito” siamo collegati in un centinaio… è una specie di televisione tra amici.
Cambio sito e sono sintonizzata su Telesogno. Ormai tutti i televisori sono anche computer. Santoro e Travaglio la loro televisione l’hanno fatta via Internet, hanno 150 milioni di abbonati in tutto il mondo… La storia della par-condicio è storia da età della pietra.
Suona il videotelefono. Spengo il visore perché la faccia stanca della gente già alla mattina presto mi sconvolge.
É mia sorella Pia, riaccendo il visore.
A mia sorella ha sempre fatto male qualche cosa. É stata sempre così. Ha avuto persino il morbo di Morton. Forse. Ma adesso che le nuove medicine a base di enzimi l’hanno ringiovanita, non la tiene più nessuno.
Io ho 70 anni, Dario 74, quando ci siamo resi conto che avremmo vissuto forse fino a 140 anni abbiamo avuto momenti di perplessità.
Rischiare di affrontare altri 70 anni di vitale produttività è scioccante. É come nascere due volte.
Negli ultimi due anni non abbiamo smesso di ringiovanire e di recuperare energie. Dario vuole riprendere a fare gare di sci da fondo come quando aveva 20 anni. Io gli ho detto che forse esagera. Ma ha più capelli di Little Toni e non mi dà retta.
Forse smetterò anch’io di fare l’attrice, ho sempre sognato di diventare Presidente della Repubblica. Ne farei cambiamenti! Affitterei il Quirinale ai giapponesi e mi sistemerei a Montecitorio, ed eliminerei il Senato ed applicherei il Sistema americano per il FISCO: TUTTI A PAGARE le tasse.
E poi e poi…
Apro la finestra e respiro profondamente. L’aria di Milano non è mai stata così profumata. Le nuove auto, modello Beppe Grillo, scorrazzano per la città ossigenandola.
Quelli che abitano in montagna ormai vengono nella mia città a ossigenarsi i polmoni. Le auto che scindono l’idrogeno, quelle a batterie cinetiche e i generatori di elettricità a fusione fredda, hanno rivoluzionato il mondo. Non c’è più nessuno che muoia per malattie da aria sporca o per le guerre petrolifere.
Squilla il telefono, è Giovanni un operaio della Fiat. Mi è simpatico. Accendo il visore e me lo vedo davanti con la sua tuta bianca firmata Armani e il faccione sorridente.
“Franca, cosa ne dici se cambiamo tutti i rivestimenti interni delle auto? Avremmo pensato a una fantasia a fiori e falci e martello, su cotone riciclato, stampato con colori vegetali.”
Gli dico che mi sembra un ottima idea. Mi sono simpatici gli operai della Fiat. Da quando sono diventati i maggiori azionisti della fabbrica ci telefonano sempre per avere consigli estetici.
Ah, quasi mi dimenticavo che questa sera ho invitato un po’ di compagni, proprio “compagni” ce ne sono ancora, a casa per festeggiare il primo giorno del primo anno del terzo millennio.
Mi collego con il “grande centro rifornimento COOP” che ora vendono solo prodotti biologici e manufatti realizzati dalle cooperative del terzo mondo. Così mentre fai la spesa combatti il sottosviluppo e quel che resta dell’imperialismo delle multinazionali. É molto meglio che vincere un servizi di bicchieri di finto cristallo.
Mi diverte tanto fare la spesa così, ci si mette un attimo e il tutto ti viene consegnato tramite il tubone pneumatico che ti fionda addirittura la merce sul tavolo della cucina.
Alle due mangiamo tutti assieme, collegati in ologramma con Jacopo, Mattea, Gaia, Enrica e i loro figli.
Il progresso è proprio una bella cosa!
Nel pomeriggio mi dedico ad un po’ di relax con Dario: massaggi, dormire nell’acqua calda, ginnastica nella piramide energetica.
Poi ci prepariamo per lo spettacolo. Questa sera reciteremo un testo di Dario. “Come fu che prendemmo il potere ridendo!”
Certo che in questo secondo millennio, che finisce ‘stanotte, ne sono successe di cose!
Solo 4 anni fa Di Pietro (oggi Presidente degli Stati Uniti) era stato inquisito.
Volevano fargli pagare il fatto di aver lottato contro la corruzione e di aver fatto sparire in un anno 5 partiti.
In Italia invece il Presidente della repubblica è Beppe Grillo.
Lo spettacolo va che è una meraviglia, ci fanno una gran festa. Ho debuttato a 8 giorni in braccio a mia mamma e dopo 83 anni di teatro è bello scoprire che c’è tanta gente che ti vuole bene. Anche a Dario… ma a me di più!
Aspettando la mezzanotte stappiamo un po’ di bottiglie insieme al pubblico di Torino e ai nostri amici, ci colleghiamo con centinaia di teatri in tutto il mondo che stanno recitando i nostri testi.
Mancano 7 minuti alla mezzanotte ed ecco che sul canale della CNR appaiono i volti di Benigni e Matthau ministri della Sanità mondiale. Hanno un comunicato eccezionale da fare: “Si è scoperto che l’Aids non è causato dal virus Hiv ma da una reazione a catena innescata da varie forme d’inquinamento. I dati raccolti nell’ultimo anno mostrano un netto regresso della malattia dovuto al miglioramento delle condizioni di vita. L’incubo è finito!”
C’è un boato di applausi e grida di gioia. Si sentono i claxon suonare in strada. Nei teatri collegati con noi vediamo, qua e là, scoppiare piccole orge.
In una sala di Helsinki sono già tutti nudi. Intanto rintocca la mezzanotte e si sentono le scariche dei fuochi d’artificio.
Ormai nel mondo si spara solo per fare festa!
Ecco, il terzo millennio è iniziato! Sarà bellissimo!
Di nascosto prendo la macchina, quella a benzina, barba e baffi per non farmi riconoscere vado a Vimercate dove c’è una vecchia discarica puzzolente. Ci arrivo e ritrovo altre macchine a gasolio, scendo c’è una puzza di inferno, mi viene da tossire. Che bello! Un tuffo nel passato.
di Jacopo Fo e Franca Rame
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