Il proprietario è un anziano ingegnere che finora è riuscito a mantenere la sua identità riservata. Sua è infatti la villa di Riolo Terme, quella del ravennate che, nel suo sotterraneo, ospita un bunker a protezione da attacchi nucleari, batteriologici e chimici. Il professionista l’ha progettata lui tanti anni fa, ma nel 2007 è giunto alla decisione di venderla a un prezzo – un milione e 800 mila euro difficilmente trattabili – che non è mai stato ritoccato al ribasso, nonostante la crisi del mercato immobiliare. Anzi, a chi fosse interessato, oggi l’acquisto sarebbe proposto dietro il pagamento di qualche altro migliaio di euro.

A diffondere la fama della villa romagnola e di una sua omologa meno costosa a Montesilvano, provincia di Pescara, è stato il web. Un sito che opera nel settore, Immobiliare.it, ha pubblicato un annuncio: 550 metri quadrati, oltre 5 locali e più di tre bagni. Poi, più sotto, si specificava che la villa è dotata di un ascensore che collega i 4 piani, il garage per le auto è doppio e c’è anche un giardino privato, un parco secolare 4 mila e 900 metri quadrati di cui 3 mila e 100 sono edificabili.

Tutti questi optional – gestiti dalla Baccarini di Faenza che ha dato incarico a un centinaio di agenzie per la vendita – controbilanciano un inconveniente dell’abitazione: una classe energetica di fascia “d” che non lascia ben sperare chi nutre aspirazioni di ecosostenibilità e risparmio in bolletta. Ma c’è un altro fattore che contribuisce al valore dello stabile costruito in via Scalini 2. Il bunker, di quelli che negli anni della guerra fredda andavano per la maggiore, soprattutto tra chi era dotato della giusta quantità di denaro da poterselo permettere e che temeva l’olocausto nucleare a chiusura dei giochi tra Washington e Mosca o l’invasione dei Paesi oltre la Cortina di Ferro. Oppure, ancora, che li temeva entrambi, questi scenari.

Ecco dunque che, accanto alle “rifiniture di pregio, alcune delle quali a firma dell’artista faentino [Ivo] Sassi”, compaiono anche i 34 metri quadrati per proteggersi da agenti bellici di varia natura: contaminazioni atomiche, elementi biologici come virus e batteri trasformati in armi e ondate chimiche generate da sostanze come i gas nervini o il napalm. Sotto, nel bunker, si entra passando attraverso una porta di cemento armato che lo divide dalla cantina e dal ripostiglio. Diametro: un metro e mezzo. E poi, una volta dentro, si passa alla camera di decontaminazione che conduce all’abitacolo del rifugio vero e proprio con annessi servizi.

Tutto questo lo raccontano i progetti dell’edificio e raccontano infine anche che, se gli scantinati prevedono un cunicolo di uscita, ce n’è anche un altro, di cunicolo. È quello di evasione, accessibile solo dal bunker e che consente di tornare rapidamente all’esterno, nel caso cessi il pericolo o sia necessario evacuare il locale in velocità, a causa magari di una minaccia più incombente delle radiazioni, come un incendio all’interno. La minaccia invece, questa sì concreta dal 2007 a oggi, che la casa non venga venduta? Sembra scemare, soprattutto dopo che della villa con rifugio si è parlato tanto attirando l’attenzione di molti curiosi. Chissà che tra loro non ci sia anche il futuro proprietario.

Articolo Precedente

Piacenza, non comunica il doppio incarico. Multata la presidente dei trasporti locali

next
Articolo Successivo

Cattolica: Napolitano cancella la variante del parcheggio, ma il Comune tira dritto

next