A gennaio avevano paralizzato la Sicilia, bloccando per nove giorni strade e raffinerie e impedendo i rifornimenti di merci, con conseguenti danni per milioni di euro all’economia dell’isola. Adesso sono sbarcati in “continente”, con tutta l’intenzione di trasformare a breve la loro nuova protesta, iniziata pacificamente, in qualcosa di diverso: «Nessuno ci ascolta, neanche i media. E non possiamo accettarlo oltre», dicono. 

Sono i “Forconi”, sono tornati all’attacco. Da domenica pomeriggio hanno lasciato la Sicilia per approdare agli imbarchi di Villa San Giovanni. Con le bandiere giallorosse della Trinacria in mano, tengono un presidio simbolico h24, che durerà fino alla mezzanotte di venerdì. Se a gennaio chiedevano «interventi a sostegno della gente di Sicilia, ridotta alla fame», adesso chiedono anche altro.

«L’unica risposta che abbiamo ricevuto finora dalle istituzioni è stata l’imposizione dell’Imu. Come pensa lo Stato di offrire agli italiani una prospettiva di lavoro per i giovani? Con le tasse? Hanno operato tagli alla scuola, alla sanità, alla sicurezza, agli enti locali, ma l’unico taglio che non hanno fatto è quello alla classe politica, una classe affaristico-mafiosa che specula sulle spalle dei cittadini. Se gli italiani si sono rassegnati, noi non lo siamo, non intendiamo farlo e non intendiamo fermarci». A parlare è Mariano Ferro, l’agricoltore di Avola ideatore, fondatore e leader del movimento di popolo.

Con lui sulla sponda calabrese si sono già spostate un centinaio di persone, ma domani arriveranno altri “rinforzi”. «Vogliamo un incontro con il ministro dell’Interno – continua Ferro – per chiedere se davvero pensa che solo con la repressione si possano tarpare le ali a chi come noi vuole ribellarsi al sistema. Non ci fermerà nessuno, non possono prenderci in giro o tapparci la bocca con il silenzio mediatico. Il nostro obiettivo non è creare disagi alla popolazione, ma fare la guerra a questi ladri di dignità, di sogni, di futuro».

Immediata conseguenza della presenza dei manifestanti sono code interminabili e rallentamenti del traffico da e verso la Sicilia. La situazione è comunque più o meno sotto controllo, anche se, già stamattina, si sono registrati i primi momenti di tensione tra i camionisti fermi agli imbarchi, e la polizia di Reggio Calabria, che presidia l’area assieme ai carabinieri, è dovuta intervenire. Le intenzioni dei Forconi, d’altronde, sono ormai chiare e preoccupano molto gli incaricati dell’ordine pubblico. «Arriveremo a bloccare gli attracchi – dice Ferro – già ieri alcune navi non sono potute partire e altre non hanno potuto attraccare e lo sfasamento è stato immediato. Abbiamo dimostrato che, per farlo, bastano dieci persone e che per riportare tutto alla normalità ci bastano tre minuti, ma non possiamo essere sempre noi a fare un passo indietro».

Domani i forconi saranno molti di più. Sanno che, protestando pacificamente, nessuno darà loro l’attenzione che chiedono, innanzitutto da parte della stampa. «La rabbia della gente sta passando sotto silenzio, anche sui media. Arriveremo di nuovo allo scontro perché altrimenti nessuno ci dà retta. Tanto faremo finché non saremo ascoltati. Vogliamo riprenderci la nostra dignità». 

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