Prima la Rai. Poi, a metà settimana, la legge elettorale. Ma contemporaneamente si riapriranno anche le partite del ddl corruzione in commissione Giustizia al Senato e quella sulla responsabilità civile dei magistrati. Tante questioni, in apparenza lontane sideralmente l’una dall’altra, che hanno, invece, un comune denominatore: il Pdl che si mette di traverso. Ostacolando tutto quello che, in questo momento, non conviene in alcun modo smovere. In attesa di tempi migliori? Macchè. Sono tutti punti “sensibili” per Silvio Berlusconi. E l’ordine di scuderia, per quanto in un partito che è ormai “polvere di stelle”, è quello di difendere le roccaforti di potere. Fino a quando sarà possibile farlo.

La prima è senza dubbio la Rai. Martedì mattina, la Vigilanza è chiamata a nominare Anna Maria Tarantola nuovo presidente della tv pubblica con i due terzi dei voti. Ma la necessità di cambiare i poteri di governance del presidente, come già annunciato dal consigliere del Tesoro, Marco Pinto, in modo da rendere il resto del cda un organismo di pura consultazione, ha fatto infuriare il Pdl. Che medita uno strappo molto forte, quello di non dare i voti alla Tarantola in modo da far nominare il consigliere anziano Guglielmo Rositani presidente. E continuare a gestire lo status quo.

Una minaccia a cui il Pd ha risposto in modo netto con Paolo Gentiloni: “Nel caso si verificasse una pazzia del genere, noi chiederemo l’immediato commissariamento dell’azienda”. Uno scenario da scontro all’ultimo sangue tra Pdl e governo – tutt’altro che remoto – che trova radici su un unico punto, la difesa ad oltranza di Mediaset da parte delle truppe cammellate di Silvio. Già. Perché se la Rai, paradossalmente, ricominciasse a funzionare, insomma tornasse sul mercato, per la tv berlusconiana, già gravata da debiti per mille e seicento milioni di euro, sarebbe il tramonto definitivo. Figurarsi, dunque, se Berlusconi non tenterà il tutto per tutto per impedire che la Rai torni a comportarsi da azienda contendendo in modo diretto gli introiti del mercato pubblicitario che oggi, com’è noto, sono tutti a favore di Mediset.

Lo scontro si annuncia acceso. Mentre cresce in parlamento il dibattito sulla legge elettorale. Il Pd ieri ha ulteriormente accelerato.”Il tempo è scaduto – ha detto il presidente del senatori democratici Anna Finocchiaro – basta chiacchiere, subito si vada in Parlamento. Non si può fallire sulla legge elettorale come è avvenuto con le riforme costituzionali. Se non si arriverà ad una bozza di massima accordo entro metà settimana, i democratici chiederanno alle Camere di mettere in calendario per la discussione in aula la loro proposta, ovvero il doppio turno”. E l’Assemblea nazionale del Pd, convocata per sabato 14, potrebbe essere un’occasione per discutere anche di questo. Nel Pdl si dicono “pronti al confronto”, come ha detto Maurizio Gasparri, ma come sempre nel partito berlusconiano quello che viene detto è il contrario della realtà.

L’obiettivo del Cavaliere è tornare in Parlamento con un suo – seppur ridotto – ma fedelissimo gruppo di parlamentari. Fino a dirsi disponibile a sostenere un nuovo governo di unità nazionale. Anche se guidato da un esponente del Pd.

 E’ vero, ha ammesso il Cavaliere nell’ultima riunione a palazzo Grazioli, che c’è “una certa stanchezza del nostro elettorato, ma è normale e alla fine, in mancanza di leadership alternative, io posso sempre dare un contributo”. Sondaggi alla mano, nei recentissimi test fatti fare dall’ex premier, il suo personalissimo contributo viene quotato sopra il dieci per cento. Una percentuale bassa se si considerano le fortune del Pdl nelle ultime tre consultazioni elettorali, ma che rappresenta una quota rilevantissima. Soprattutto perché, da solo, Berlusconi è in grado rendere impossibile qualunque ricomposizione al centro. Per questo resta alla finestra aspettando che la legislatura arrivi ad un punto di non ritorno che salvi non tanto il governo Monti, ma che riduca le possibilità di nuove aggregazioni che, partendo magari dal Pdl, tentino di escluderlo.

Il disegno del Cavaliere, a sentire le voci che arrivano da via dell’Umiltà, è abbastanza chiaro; aspettare l’autunno e le elezioni in Sicilia di ottobre dove verrà proposta l’intesa Pd-Udc. Se l’esperimento di Bersani e Casini non dovesse avere un chiaro successo, Berlusconi è convinto di poterla spuntare per una legge elettorale proporzionale con sbarramento e senza premi rilevanti. In pratica, una legge elettorale che può produrre un unico risultato: la grande coalizione, casomai guidata ancora da Monti, come ieri ha auspicato persino Gianfranco Fini in una lunga intervista.

Insomma, anche la legge elettorale infiamma il dibattito, ma non sembra vicina al traguardo. Anzi. Mentre, a partire proprio da questa mattina, cominceranno ad essere incardinati alla Camera e al Senato i voti per la conversione in legge di ben 23 decreti (13 alla Camera e 10 al Senato, destinati comunque a fare staffetta), si riaprirà martedì in commissione giustizia del Senato la discussione sul ddl corruzione. La Severino è fiduciosa di poter portare a casa la legge prima della pausa estiva, ma questo sarà possibile solo attraverso un voto di fiducia. Che nel governo, in questo momento, nessuno auspica.

La spending rewiev accende i toni dello scontro e il consiglio dei ministri dovrà fare il punto, sempre in settimana, su un ddl Sviluppo pieno di incognite. In pratica, un percorso davvero difficile per il governo da qui alla fine del mese. E dove si innesterà anche un’altra – ennesima – spina nel fianco; la responsabilità civile dei magistrati. L’impietoso calendario del Senato potrebbe metterla in votazione nelle prossime due settimane o, addirittura, la prima di agosto, su pressione sempre del Pdl. Che farà di tutto per portare a casa almeno un risultato prima della pausa estiva. A meno che sulla Rai non tracimi tutto molto prima. Il Pdl in trincea non sembra intenzionato a fare prigionieri…

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