Stipendi a rischio e casse vuote per Acqualatina, il gestore degli acquedotti del sud pontino, una delle prime aziende idriche privatizzate in Italia, subito dopo dopo Arezzo. Un caso divenuto negli anni simbolo della gestione privata dell’acqua che oggi rischia di finire nel peggiore dei modi, con un calo sempre più evidente degli investimenti e aumenti delle tariffe fino a tre cifre. L’azienda – che ha come socio privato la multinazionale francese Veolia, con il 49% delle azioni – già da tempo mostrava segnali preoccupanti di sofferenza, tanto da ricorrere negli anni passati ai famigerati prodotti finanziari derivati della Depfa Bank, lo stesso istituto che ha creato non pochi problemi al comune di Milano con la gestione Moratti. Contratti che oggi potrebbero portare all’intervento della banca d’affari, grazie alle clausole che prevedono il subentro dei banchieri sul tavolo degli azionisti – comuni compresi – in caso di “eventi rilevanti”.

Secondo i rappresentanti del socio privato Veolia sono due i punti critici che hanno portato Acqualatina verso la crisi di liquidità. Al primo posto la morosità, che per l’intera provincia ha raggiunto 63 milioni di euro in dieci anni di gestione. Una parte di questa cifra comprende le bollette dei cittadini di Aprilia, città dove da più di cinque anni circa ottomila famiglie continuano a pagare l’acqua al comune, difendendo ostinatamente le loro ragioni davanti ai tribunali e ottenendo vittorie. Il consiglio comunale della città “ribelle” non ha mai votato la convenzione di gestione – radicalmente differente da quella prevista nella legge regionale – e il locale comitato acqua pubblica ha deciso sette anni fa di contestare l’affidamento del servizio idrico al gestore privato. Acqualatina ha cercato diverse volte di forzare la situazione inviando squadre di tecnici accompagnati da vigilantes privati per sigillare i contatori, in una vera e propria guerra psicologica nei confronti dei cittadini. Il management francese aveva tentato anche di recuperare le bollette pagate al comune inviando migliaia di cartelle esattoriali attraverso Equitalia, perdendo però tutti i ricorsi presentati.

Tra i punti critici nel bilancio della società di Latina ci sono 16 milioni di euro dovuti ai consorzi di bonifica, cifra derivante da una serie di delibere della regione Lazio. La società controllata di fatto dalla multinazionale Veolia – che per statuto nomina l’amministratore delegato – ha cambiato diverse volte la dirigenza negli ultimi anni. Da qualche mese è guidata dal tecnico di area Pd Raimondo Luigi Besson, autore negli anni ’90 della legge regionale sul sistema idrico integrato nel Lazio. Besson è divenuto l’uomo di fiducia prima di Enel Hydro e poi di Veolia, occupando per un decennio posti chiave nel gestore idrico della Calabria Sorical, in Acqualatina e in Acea Ato 2. 

 

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