Dopo le polemiche tra Fini e Schifani, la Vigilanza elegge i sette componenti del cda. Quattro in quota Pdl, due del Pd e uno per l’Udc. Una votazione che si è conclusa positivamente dopo l’avvertimento di Giorgio Napolitano che ieri sera ha espresso la sua contrarietà a un’ulteriore dilazione della commissione. Sottolineando, peraltro, che avrebbe comunque appoggiato la scelta di Monti del commissariamento che, in caso di fumata nera, sarebbe arrivato con un decreto dal Consiglio dei ministri di oggi.

Davanti alla determinazione del Quirinale è arrivata la quadra sui nomi e anche il Partito democratico ha dichiarato che non avrebbe fatto ostruzionismo, accantonando le polemiche tra la sostituzione di Paolo Amato con Pasquale Viespoli di Coesione nazionale. Un cambio in corsa che, come spiega oggi La Stampa, è motivato da questioni di bottega tutte interne al Pdl. Che ai tempi di Berlusconi non si sarebbero verificate, visto che il partito votava in base alle indicazioni del Cavaliere, almeno quando era ancora a Palazzo Chigi. La ragione alla base del dimissionamento di Amato è Giampaolo Rossi, fidanzato della deputata Deborah Bergamini. Presidente di Rainet, era stato tagliato fuori dalla rosa dei quattro nomi candidati dal partito che oggi sono stati eletti. Berlusconi e i capigruppo del Pdl nella riunione di Palazzo Grazioli hanno infatti deciso che gli uomini per il cda sarebbero stati quelli di Pilati, Verro, Rositani e, in accordo con la Lega, Todini. L’esclusione di Rossi, secondo quanto riferiscono fonti del Pdl, ha fatto infuriare la Bergamini e ne ha parlato con Amato, suo concittadino fiorentino, “con il quale in Toscana condivide la guerra contro il coordinatore nazionale Denis Verdini“. Sposa la causa della collega e in Vigilanza dichiara di votare per Nardelli, candidata proposta da Idv e Fli. Partono i controlli interni a via dell’Umiltà e il primo sospettato è Pisanu, considerato il ‘mandante’. Ragione per cui Gasparri e Quagliariello avevano parlato di “complotto”. Ma da un controllo più approfondito si ricompone il quadro e i sospetti convergono tutti sulla Bergamini. E così Amato viene sostituito da Viespoli di Coesione nazionale, gruppo parlamentare “costola del Pdl” che assicura l’elezione dei quattro candidati indicati dal partito. 

Eppure anche a consiglio eletto, le polemiche non si placano e per Flavia Perina, membro di Fli in commissione di Vigilanza, “Silvio Berlusconi alla fine ce l’ha fatta ad aggiudicarsi il quarto consigliere nel consiglio d’amministrazione della Rai grazie a uno strappo alle regole senza precedenti”. A pesare “come un macigno sulla legittimità del nuovo Cda” è il “dimissionamento di Amato” e il fatto “dimostra che il tema del conflitto di interessi è tutt’altro che archiviato. Il condizionamento della Rai resta una delle priorità del ‘programma occulto’ del Pdl, così rilevante che persino il Presidente del Senato si è dovuto mettere sull’attenti”. Critico anche Di Pietro che parla di “golpe”. E’ stato “cambiato il collegio elettorale mentre erano in corso le votazioni -prosegue il leader Idv – una lesione inaccettabile della democrazia. Una truffa a cui il presidente del Senato si è prestato e per questo dovrà risponderne”. Di Pietro chiede poi un intervento al governo per la modifica della legge Gasparri, posizione condivisa anche dal Pd di Bersani che si rivolge alle quattro associazioni dalle quali sono emersi i nomi di Colombo e Tobagi e si dice pronto “a cambiare la governance della Rai e nella prossima legislatura a mettere mano a questa riforma”.

Per Lorella Zanardo, candidata indipendente per il cda, la vicenda “è molto grave. Anche la decisione del Pd di affidarsi alle associazioni non è stata una garanzia di indipendenza. Chi ha deciso? E soprattutto, che fine faranno i 300 curriculum che sono arrivati in commissione di Vigilanza?”. Per Zanardo, inoltre, i nominati di centrosinistra non combinano la “grinta necessaria per contrastare i consiglieri Pdl” e non hanno “curriculum adatti che riescano a fondere competenze aziendali e del settore audiovisivo”.

Dopo la nomina, oggi pomeriggio l’assemblea degli azionisti ratificherà l’esito delle votazioni. Tramonta così anche l’ipotesi commissariamento di Monti a meno che il presidente designato Tarantola, una volta insediata, non sollevi il veto sulle votazioni del cda a causa dei conti del servizio pubblico. Ipotesi al momento improbabile.

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