Proprio mentre in Europa i vari gay pride che si susseguono (prossimo appuntamento sabato a Londra) si stanno progressivamente trasformando da marce di protesta a celebrazioni per i risultati ottenuti in materia di giurisprudenza, diritto del lavoro, famiglia, leggi anti-omofobia e mille altre cose per le quali milioni di persone gay ed etero si sono mobilitate per anni, in Italia basta scoprire che Lucio Dalla non ha fatto testamento, che automaticamente una legge ottusa e obsoleta prevede che la persona che ha passato gli ultimi 9 anni di vita al suo fianco non abbia nulla.

Come cita un quotidiano online “c’è da vedere se il buon cuore degli eredi deciderà di dare una parte anche al compagno del cantante scomparso”. Mi domando, e se lo domandano in molti, se un Pd che per decenni ha mangiato su un elettorato gay e gay friendly e un Pdl in cerca di una identità più moderna che si distingua dall’acerrimo polveroso nemico decidano di uscire dai distinguo e dalle sfumature per poter dire ad alta voce ciò che ormai tutti i paesi dell’Unione hanno già fatto. Non per onestà intellettuale né per una improvvisa presa di coscienza, ma anche semplicemente per calcolo politico. La società italiana è pronta come al solito prima dei suoi governanti e l’Europa ci prenderà presto a calci in culo e sarete obbligati a farlo. Tanto vale che facciate finta di credere alla giusta causa…

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