Non troverete la notizia sulle maggiori testate cartacee né nei tg, ma lo Stato, cioè la gestione della Cosa Pubblica cui tutti apparteniamo volenti o nolenti, quella amministrazione gestita da persone che ricoprono cariche di alto titolo con scarsa competenza o merito ma che sosteniamo sia votando sia non, è stato ancora una volta (giustamente) condannato.

Si tratta della sentenza al termine del processo sulle cause della morte di un sottufficiale dell’Esercito reduce dalla missione militare “di pace” in Kosovo nel 2000, l’amministrazione delle Forze Armate aveva rigettato la richiesta della applicazione della “Causa di Servizio” per il male contratto dal militare e che il tribunale ha ora invece riconosciuta, dando così ragione ai parenti della vittima, asserendo la stretta connessione fra il maneggiare armi trattate con uranio impoverito e la malattia mortale.

L’uomo scomparso è il numero 212 con quella stessa sindrome, ma di una lista che vede altri 3000 malati gravi lottare oggi per la vita senza alcun appoggio da chi li ha mandati incontro ad una morte subdola senza informarsi e senza informare, senza strumenti ed equipaggiamenti adeguati, ma questa è una tradizione tristemente nota e rigogliosa delle nostre Forze Armate.

Come possa, nei pensieri di chiunque, essere un eroe chi viene centrato da un proiettile e non chi venga invece colpito da una malattia ugualmente mortale contratta per i medesimi presupposti, è una speculazione che lascio ai generali ai vertici delle Forze Armate. Neanche che avere una agonia di lenti mesi fosse un vantaggio nei confronti dei pochi minuti lasciati da un proiettile o da una scheggia a coloro che vengono abbattuti dai cecchini, ma questa è la mentalità malata di ufficiali e di ministri.

Naturalmente non approvo neppure la mentalità degli italiani che si emozionano per i dispendiosissimi quanto inutili caroselli delle Frecce Tricolori, o per la tristemente nota parata del 2 giugno, occasione durante la quale farei sfilare disoccupati e sottopagati piuttosto delle truppe.

Le provocazioni del Governo sono arrivate a chiedere ai cittadini di fornire suggerimenti sui tagli ma, per quanto ve ne siano stati numerosi, non veduto che siano stati divulgati, ascoltati o presi in considerazione in alcuna maniera.
Eppure non è difficile pensare che eliminare produzione e acquisto di 90 cacciabombardieri, una portaerei, due cacciatorpediniere sarebbe già un enorme risparmio, ma se poi si aggiungesse il taglio della spesa di manutenzione all’arsenale esistente, come pure l’avvicendamento di altre parti dello stesso e magari anche il taglio di 150.000militari attualmente in forza e di conseguenza del loro addestramento e mantenimento, il taglio complessivo sarebbe di una cifra della quale non si parla mai… mai!

Farei salvi solo gli Alpini che sono fondamentali per il loro lavoro sul territorio, così come la Guardia Costiera e gli elicotteri e i canadair, ma il con resto… chiuso. Che ce ne facciamo di un esercito di 150.000 armati che non possiamo nemmeno impiegare nel presidio anti-sciacallaggio delle zone terremotate? Piuttosto aumentiamo il corpo dei Vigili del Fuoco che ogni volta che c’è bisogno si fanno trovare pronti, rischiano la pelle più spesso di quanto non immaginiamo e non solo in caso di terremoti, inondazioni, crolli, frane, incidenti e incendi.

Diverse caserme poi sono situate in posizioni di grande bellezza turistica e immaginarle trasformate in hotel non è un grande sforzo, altre invece occupano posizioni nelle città che oramai sono strategiche solo a fini urbanistici.

Ma niente più false “Missioni di Pace”, niente più eroi da esibire per i gallonati, niente più vetusta retorica a coprire sopraffazioni, crimini e torture… così come sono andati in pensione i confini di stato in Europa che se ne vadano in pensione anche i loro difensori con i loro alibi militaristi e guerrafondai.

Nessuno potrebbe mai restituire quelle 212 vite, augurando di cuore una guarigione agli altri 3000, ma almeno anche il conto delittuoso, non solo quello economico, si fermerebbe lì. 

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