Beato tra i bambini, beato tra i ragazzi, beato tra gli anziani, beato tra le donne, beato tra gli uomini, il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, ha autorizzato la Congregazione per la causa dei santi a promulgare il decreto per il martirio del servo di Dio, Don Giuseppe Puglisi, conseguentemente avverrà la sua “beatificazione”.

Diceva di sé Padre Pino Puglisi: “Non sono un teologo, sono uno che ha cercato di lavorare per il regno di Dio…”. E’ certo che il beato Puglisi continuerà a vivere soprattutto tra le strade e la gente della sua Brancaccio, infonderà più forza e pazienza a chi da 19 anni continua la sua opera all’interno del Centro di accoglienza Padre Nostro, uno dei luoghi propulsivi dei suoi insegnamenti.

Uno dei motivi per cui è stato ucciso dalla mafia è stato il suo continuo, operoso e paterno impegno evangelico e sociale che si è concretizzato nell’apertura del Centro di accoglienza Padre Nostro, che ancora oggi continua ad essere un importante e significativo punto di riferimento per bambini, giovani, anziani e le famiglie del quartiere e della città.

La beatificazione di Padre Puglisi sancisce, oltre che un riconoscimento alle sue virtù personali, la validità e l’efficacia del suo metodo socio-pastorale. Il suo metodo attinge forza nel Vangelo, nella preghiera del Padre Nostro e nei documenti conciliari del Vaticano II, di cui egli era grande estimatore, studioso e attuatore.

Uno degli elementi che caratterizzano il martirio è il dono della propria vita, segno di un amore che ha le sue radici nella fede in Cristo morto e risorto. L’accettazione del martirio ci esprime quel grande dono d’amore che per primo investe chi ha causato la morte del martire, lo investe del perdono del martire stesso, prima di quello della comunità intera.

Una comunità ecclesiale che non sa perdonare chi è stato causa della morte del martire non si può dire seguace di Cristo. Per tali motivi Padre Puglisi parlava ai mafiosi. Egli non li ha mai sfidati, li ha compresi nello stesso amore che Cristo ha avuto per l’intera umanità, nello stesso amore che Padre Puglisi stesso aveva per gli abitanti di Brancaccio e della sua comunità ecclesiale.

Padre Pino Puglisi sin da quel momento diventa il simbolo dell’impegno sociale della Chiesa in un quartiere integralmente controllato dalla mafia vincente dei corleonesi che a Brancaccio hanno avuto la testa di ponte nella famiglia dei Graviano (mandanti della sua uccisione).

Che cosa deve cambiare negli operatori e volontari del Centro Padre Nostro, in tutte quelle persone che in esso hanno cercato di seguire i suoi insegnamenti con passi incerti, precari, ma carichi di una grande forza e determinazione? Si deve rafforzare il coraggio della speranza.

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