Le lotte intestine al Pd stanno stroncando i principali progetti di riordino istituzionale regionale: una maxi Provincia che includa Ravenna, Forlì-Cesena, e Rimini ma anche la fusione delle quattro attuali Ausl romagnole in un’azienda sanitaria unica.

L’obiettivo è unico: risparmiare risorse. Sul primo tema sono sostanzialmente d’accordo tutti i presidenti di Provincia interessati; quello riminese, Stefano Vitali, sulle Ausl non esclude nulla ma prima dice che bisogna capire che fine faranno le Province medesime. Il sindaco di Forlì Roberto Balzani, però, ha molta fretta. Anche ultimamente Balzani si è recato al Quirinale per illustrare al presidente Giorgio Napolitano il suo patto dei sindaci “anti-Imu” (accorpamenti di servizi tra piccoli Comuni entro l’autunno per ridurre le tasse ai cittadini). In questi giorni il sindaco ha lanciato gli “stati generali” della Romagna, con l’obiettivo di iniziare a passare dalle parole ai fatti.

Al fianco di Balzani si è schierato il parlamentare Pdl Gian Carlo Mazzuca, che in un’intervista al Corriere della Sera ha definito le tre Province romagnole- quelle che, come tante altre sotto la scure del “Salva-Italia”, il ministro della Semplificazione Filippo Patroni Griffi vorrebbe cancellare- “diverse culturalmente dall’Emilia”. Mazzuca vuole chiedere al Governo, nel decreto specifico, una terza eccezione tutta per la Romagna (dopo quelle per Venezia e Trieste). Come? Attraverso un emendamento o un referendum “come si è fatto in Sardegna”, ha detto il deputato Pdl.

Ebbene, Balzani non ha fatto in tempo a far sottoscrivere un ordine del giorno con il vice sindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, che si è visto sparare addosso da due illustri colleghi. Si tratta del presidente della Provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi e del suo vice Guglielmo Russo, a loro volta del Pd. Che pongono un problema di lesa maestà e, stizziti, convocano subito anche loro i sindaci (martedì 3 alle 11 in Provincia). Bulbi e Russo in una nota pubblica definiscono “scorretto il comportamento del sindaco di Forlì, Roberto Balzani che, in occasione della conferenza territoriale socio sanitaria del 27 giugno, presente la Provincia con il suo vice presidente, ha consegnato ai sindaci dell’area forlivese l’ennesima presa di posizione, questa volta addirittura la proposta di un ordine del giorno sull’ipotesi della Provincia unica di Romagna, senza sentire il bisogno, e non è la prima volta, quanto meno d’informare o coinvolgere questo ente”.

I due accusano Balzani, professore di Storia all’Università di Bologna, di fare il professore: “I temi istituzionali hanno bisogno della massima unità e devono vederci tutti compatti nel costruire, con pazienza e decisione, i percorsi adatti, condividendo gli obiettivi e parlando il linguaggio della coerenza e della concretezza. Non si adatta, infatti, alla politica, lo stile dell’aula universitaria, dove il professor parla e gli studenti, silenziosi, prendono appunti”. Tutto questo mentre Forlì è “una città che rischia di rimanere ferma al palo, non più attrattiva, con gravi pericoli di arretramento e d’isolamento nello scenario romagnolo e regionale”, punge la coppia provinciale. Venendo al tema della Ausl unica, “notiamo, poi, con altrettanto piacere, che oggi si condividono le nostre posizioni in merito e si abbandona la proposta, formulata fino a poche settimane fa, della fusione delle Ausl di Forlì e di Cesena”, aggiunge il duo Bulbi-Russo sposando la linea del sindaco di Cesena Paolo Lucchi.

Tirando le somme, il risultato è sempre lo stesso: tutto è fermo al palo. E la maxi-Provincia si allontana. Si avvicina di più la corsa al Parlamento, alla quale diversi protagonisti locali (tra cui si dice l’ex Margherita Bulbi, noto amico di Enrico Letta) sono non da oggi interessati. Il giovane segretario del Pd forlivese, Marco Di Maio, sta tentando di ricucire gli ennesimi strappi e ha ottenuto appena qualche telefonata di disgelo tra i protagonisti. Fino alla prossima puntata.

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