Una volta bastavano, un sindaco, un ingegnere, un squadra di bravi operai e si gestivano importanti servizi, come l’erogazione dell’acqua, quella del gas e la raccolta dei rifiuti, poi col tempo queste attività, per lo più interne ai comuni sono diventate società “municipalizzate” ovvero sempre pubbliche ma esterne all’amministrazione.

Allora si sono aggiunti oltre all’ingegnere ed agli operai,un presidente magari con il vice presidente,  delle sedi autonome e quindi si sono fatti investimenti in immobili, computer e impiegati, l’attività era sempre la stessa ma ovviamente con la modernizzazione diventava più sofisticata, quindi la municipalizzata si dotava di una sua immagine, manifesti, comunicazione per essere più visibili al cittadino con generale soddisfazione, era l’epoca dell’ottimizzazione dei servizi, la città civile e produttiva, era lo slogan preferito e tutti erano contenti.

Col tempo però queste municipalizzate che erano gestite sempre più o meno bene ed i cui eventuali avanzi di gestione andavano direttamente nelle casse comunali e quindi a coprire i costi dei servizi pubblici, cominciavano a non essere più al passo con i tempi, bisognava CRESCERE, quindi si cominciano a fondere l’un con l’altra e di solito la grossa mangiava la piccola, intanto si moltiplicavano le sedi, gli uffici, i consigli d’amministrazione, le presidenze le vice presidenze i consiglieri, i topo manager; l’attività era sempre più o meno la stessa: acqua, luce, gas e rifiuti ma per farla, occorrevano legioni di  manager, società specializzate, marketing, comunicazione, controller dei controller, ed intanto i costi salivano, ed anche le bollette, le fusioni non portavano risparmi anzi più si fondevano più costavano! effetto alquanto contraddittorio.

A questo punto per poter gestire questa matassa inestricabile, non poteva più bastare la sempliciotta proprietà pubblica, occorreva “muoversi” nel mercato dei capitali, quotarsi in borsa e quindi spazio ai privati che ci mettono quattro lire ma entrano in forza nei consigli d’amministrazione e cominciano a nominare figure di riferimento.

Certo la proprietà in maggioranza è pubblica, ma l’anima ormai è privata, si chiama spa, società enorme con profilo europeo, però il gigantismo non è altro che la somma della fusione di tante società locali, l’attività cresce poco, in compenso crescono le attività finanziarie, oltre alla borsa ci sono obbligazioni, derivati, i future e molte diavolerie per prendere soldi, farli girare da una società all’altra in un vortice incomprensibile alla mente umana.

Intanto però per quadrare i conti si cominciano a vendere degli immobili, perché il reddito è sempre meno derivante dalla produzione industriale dell’energia venduta e dei servizi erogati.

 

La proprietà intesa come decisione, boh chissà veramente qual’è.

 

A casa intanto mi arriva la bolletta, per la stessa attività di sempre, è però ogni anno più cara ed io penso che devo coprire con i miei soldi, quella l’enorme sovrastruttura che si è gonfiata sopra all’acqua, al gas ed al rusco.

 

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