Kofi Annan, inviato speciale dell’Onu, prova a sbloccare l’impasse diplomatica sulla Siria con una nuova proposta: istituire a Damasco un governo di transizione che includa sostenitori del presidente Bashar al-Assad e membri dell’opposizione per trovare una soluzione politica al conflitto. L’idea raccoglie il parere favorevole di Russia, Cina, Stati Uniti, Regno Unito e Francia ma per l’ufficialità si deve aspettare la riunione del Gruppo di azione sulla Siria convocata per questo sabato a Ginevra. Nell’ennesimo piano Annan però è prevista l’esclusione dei leader “la cui presenza potrebbe nuocere alla transizione, minare la credibilità di questo governo e gli sforzi per la riconciliazione”. Formula vaga che implicitamente mira a porre un veto sul nome di Assad pur non citandolo esplicitamente.

Dal canto suo il presidente della Siria replica che alcuni paesi “vogliono che fallisca il piano di pace per la Siria del mediatore di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, per dare la colpa al governo di Damasco”. Infatti, sostiene sempre Assad, il suo paese è sotto la pressione internazionale per il suo sostegno alla questione palestinese. Damasco, secondo il suo governo, sta procedendo con le riforme, ma per il leader del regime questo non ha alcun significato per i “terroristi e per i governi che li sostengono. Noi abbiamo il dovere di distruggere i terroristi e salvare migliaia di vite”.    

Intanto dall’Alleanza Atlantica fanno sapere che la Nato non intraprenderà azioni militari contro la Siria o contro l’Iran fino a quando non saranno stati esauriti tutti i tentativi di risolvere politicamente le due crisi. Lo ha assicurato il generale Knud Bartels, capo del Comitato militare dell’Alleanza. Riguardo l’ammassamento di truppe sul confine siriano da parte della Turchia, a seguito dell’abbattimento di un caccia militare turco da parte della contraerea siriana, il generale Bartels spiega che “spetta a tutti i 28 Stati membri dell’Alleanza decidere i passi che intraprenderà la Nato”.

Ankara infatti ha schierato batterie antimissile, carri armati e truppe lungo la frontiera con la Siria per creare “un corridoio di sicurezza”. Una trentina di mezzi militari e un camion che trasporta batterie antimissile e artiglieria antiaerea, hanno lasciato la base costiera di Iskenderun, nella provincia costiera di Hatay, diretti verso i comuni di frontiera Altinozu, Reyhanli e Yayladag, dove si trovano i più grandi campi di rifugiati siriani. La tv di stato TRT ha mostrato anche immagini di decine di veicoli blindati all’interno di un convoglio in cui sono visibili anche sistemi di difesa aerea a bassa quota.

Articolo Precedente

Usa, la riforma sanitaria è costituzionale Sentenza storica della Corte suprema

next
Articolo Successivo

Obama vince la partita più difficile, ma la sanità resterà tema elettorale

next