Il fuoco incrociato della stampa, gli assedi dei cronisti sotto i Portici del grano, le lettere aperte di realtà e associazioni locali, i problemi in sospeso che si accumulano e le scadenze che premono. Federico Pizzarotti ha tutti gli occhi puntati addosso, eppure non perde il suo sorriso. Anzi, ostenta tranquillità e sicurezza nel rispondere alle domande sulle eventuali falle nel nuovo modo di governare portato dentro il Comune di Parma dal Movimento 5 stelle.

Prima fra tutte, il sistema degli assessori scelti per curriculum, che qualcuno dà già per fallito, e non solo per la lentezza della composizione della giunta che a oltre un mese dalla vittoria non è ancora stata formata. Il caso eclatante è stata la scelta dell’assessore all’Urbanistica, che ha portato alle dimissioni lampo, nel giro di 24 ore, di Roberto Bruni, architetto con alle spalle un fallimento aziendale e irregolarità di permessi in lavori edilizi. “Abbiamo fatto un inciampo e lo abbiamo ammesso – si difende Pizzarotti – ma il sistema del curriculum è anche quello utilizzato dalle aziende e credo sia il migliore per selezionare le persone. Se abbiamo fatto un errore, non per questo dobbiamo passare a nominare gli amici degli amici, come fanno gli altri partiti”.

Sindaco e consiglieri vanno dritti per la loro strada senza ascoltare le critiche mosse dalla minoranza, che fin dal primo consiglio comunale ha rinfacciato loro poca trasparenza e tempi dilatati nelle nomine. I rapporti con Beppe Grillo? “Sì, all’inizio c’è stata una frizione, ma è stata chiarita. E infatti l’altro giorno, uno dei momenti più difficili di questo primo mese, ci siamo sentiti per rinfrancarci”. Dopo la candidatura a direttore generale di Valentino Tavolazzi, che all’indomani della vittoria di Pizzarotti aveva gettato l’ombra di una prima spaccatura nel Movimento 5 stelle, Beppe Grillo di fronte alle accuse sulla scelta dell’assessore sbagliato, prende le difese del sindaco di Parma e sul suo blog gli dedica un post dal titolo “Forza Federico!”. Pizzarotti, scrive Grillo, rispondendo in particolare a un articolo di Aldo Grasso sul Corriere della Sera, “si è preso il suo tempo come è giusto. Non ha nominato cani e porci, amanti e lobbisti, parenti e amici o condannati in via definitiva nella sua giunta. Altrimenti ci avrebbe messo un attimo come fanno gli altri partiti. I cosiddetti professionisti della politica hanno affogato Parma nei debiti e a loro nessuno oggi chiede il conto”.

Oggi con la nuova nomina di Michele Alinovi all’Urbanistica, Parma tornerà ad attendere solo un ultimo nome, quello dell’assessore al Welfare. Di voci sui candidati ne circolano da tempo e pare che qualcuno abbia già rifiutato l’incarico, e per superare la fase di stallo, in fila davanti alla porta d’ingresso del Municipio c’è chi addirittura porta a mano il suo curriculum per partecipare all’ultima selezione. “Ho visto che il sindaco è in difficoltà – spiega Cristina Benassi, insegnante – così ho deciso, anche se in ritardo, di candidarmi”.

Intanto dalle porte del Comune entrano ed escono gli assessori che hanno già ricevuto l’investitura ufficiale: il delegato al Bilancio Gino Capelli, che rassicura sull’entità del debito: “I conti di Ciclosi sono giusti, ma non è detto che i cittadini dovranno pagare 846 milioni di euro. Presto faremo una relazione più approfondita”. Passano di fretta Cristiano Casa, alle Attività produttive, Gabriele Folli (Ambiente e mobilità), il vicesindaco Nicoletta Paci (Scuola e servizi educativi) e Giovanni Marani (Sport). Tutti tecnici, come fa notare qualcuno, e non tutti radicati nel territorio, come l’assessore alla Cultura, la torinese Laura Ferraris, ma “scelti dalla squadra di Parma, su graduatoria per curriculum e poi con colloqui, e non per qualche raccomandazione dall’alto – assicura Pizzarotti – Lo dimostrano le dichiarazioni degli assessori stessi, che hanno detto di non conoscere Grillo”.

Per ultimo, a metà pomeriggio, scende il primo cittadino: “Non c’è tempo – ripete – prendere in mano quello che è stato fatto prima, nei quindici anni di amministrazione precedenti, non è facile. C’è tanto lavoro accumulato, ordinario e straordinario. Noi partiamo da zero, è vero, ma vogliamo dare una visione diversa rispetto al passato e lavoriamo per questo. A parlare saranno i fatti”.

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