“Visto che questo palazzo ha tante orecchie e che siamo in un cortile che affaccia fuori, approfitto per dire che la dovete smettere di trincerarvi dietro la guapperia del camorrista“. Amalia De Simone, direttrice di Radio Siani a Napoli, risponde così all’ennesima provocazione degli affiliati al clan Birra di Ercolano alla webradio dedicata al giornalista napoletano ucciso dalla camorra negli anni ’80: il passaggio, qualche giorno fa, del corteo funebre del defunto padre del capoclan della zona sotto alla sede dell’emittente. Un gesto di sfida, che si aggiunge ai tanti altri che i volontari che lavorano nella radio sono stati costretti a subire nei tre anni di attività: “Ai ragazzi – dice – è stato affidato un bene confiscato al boss Giovanni Birra e da allora i problemi non sono mancati. Una sera un pregiudicato cominciò dalla strada a minacciarli di morte, poi si intrufolò in radio e continuò con le ingiurie. Lo abbiamo denunciato ed è stato arrestato”. Un destino, quello delle minacce mafiose, che accomuna decine di giornalisti in Italia e che è stato oggetto di un incontro dal titolo “Chi racconta le mafie” organizzato nella sede di Radio Siani in occasione del Festival dell’Impegno Civile, kermesse organizzata interamente sui beni confiscati alla criminalità organizzata. Tra i partecipanti anche Pino Maniaci, direttore della siciliana Telejato, e Marilena Natale, giornalista della Gazzetta di Caserta più volte oggetto di intimidazioni camorristiche di Andrea Postiglione (guarda il video integrale)

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