Lavorare di più, diminuire le ferie o tagliare i salari. Il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, non nuovo alle ricette anti-crisi, ci riprova: ”O noi lavoriamo di più o questo livello salariale medio è insostenibile”. Per Polillo l’unica scelta che abbiamo è tra ridurre il tenore di vita, consumando meno, o dedicare maggio tempo al lavoro. Bisogna, come aveva già detto la settimana scorsa, lavorare una settimana in più l’anno. Nel pubblico impiego, per esempio, ”bisogna usare le norme che ci sono, come quella sulla mobilità” propone Polillo che sottolinea che fino ad ora la norma che prevede la possibilità, in caso di eccedenza di personale, di mettere in mobilità per due anni è stata usata molto poco. Ma non solo, il sottosegretario, al centro di un confronto-scontro sulla questione esodati con il ministro del Lavoro Elsa Fornero, ricorda che dopo due anni di mobilità all’80% dello stipendio, i lavoratori in esubero che non accettassero una nuova destinazione potrebbero essere licenziati

Troppe vacanze quindi perché, oltre le ferie, tre mesi se ne vanno in vacanze di varia natura. Anche se questi tre mesi di vacanze per ogni addetto diventano due perché compensati dagli straordinari. “Sull’orario di lavoro mi permetto di insistere, questa crisi che l’Italia sta vivendo non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana. Abbiamo avuto uno dei più alti tenori di vita, ora bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che lavoriamo come gli altri”. Polillo argomenta così: “In un’azienda metalmeccanica un lavoratore anziano ha diritto all’anno a cinque settimane di ferie, fino a quindici permessi obbligatori e a 12/13 feste infrasettimanali. Se a questi giorni aggiungiamo dieci giorni di assenteismo tra malattie e scioperi arriviamo a tre mesi”. “Non mi aspettavo – ha detto rispondendo ad una domanda sull’alzata dei scudi dei sindacati sulla possibilità di lavorare di più a parità di stipendio – che i sindacati la prendessero bene. O noi lavoriamo di più o questo livello salariale medio è insostenibile. L’alternativa è o ridurre il tenore di vita o lavorare di più. C’è un buco nella bilancia dei pagamenti”. 

Sulla proposta del sottosegretario piovono commenti e anche una richiesta di dimissioni. “Non posso esprimere commenti. La proposta andrebbe analizzata sul piano economico in concreto” dice il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi a margine di un convegno sulla dirigenza pubblica. Ma i sindacati non ci vogliono neanche pensare. ”Sparare numeri nel tentativo dicreare confusione significa solo alimentare un vergognoso teatrino mediatico sulle spalle dei lavoratori, identico a quello messo su dal ministro del Welfare, Elsa Fornero sugli esodati” dice il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra. Per il sindacalista “è ora di smetterla e di concentrarsi seriamente sui temi della crescita e far rientrare al lavoro le centinaia di migliaia di cassaintegrati, creando stabili e solide prospettive di occupazione”. Quanto alle ferie dei metalmeccanici, Sbarra aggiunge: “Non sappiamo da dove Polillo abbia tirato fuori le sue cifre, visto che a noi risulta che lavorino 11 mesi ed una settimana all’anno. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” e “se il sottosegretario Polillo avesse veramente a cuore la crescita della produttività in direzione dell’aumento del Pil avrebbe una sola via da percorrere: puntare decisamente al sostegno ed allo sviluppo della contrattazione di secondo livello, rifinanziando la detassazione del salario di produttività”.

Stesso tenore la riflessione della Cgil, più che insistere su un ”modello fatto di compressione dei salari e dei diritti, che avrebbe come solo risvolto l’incremento della povertà tra i soliti noti, il Governo dovrebbe indicare la strada per un nuovo modello di sviluppo tale da garantire una più equa redistribuzione di ricchezza e di risorse nel Paese. Perchè Polillo non si esercita su questo?” commenta il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. ” I salari italiani stazionano stabilmente nella parte bassa della classifica con gli altri paesi europei. Ma non solo: la produttività nei paesi industrializzati, e l’Italia è tra questi, si determina con l’innovazione e la qualità dei processi e dei prodotti piuttosto che dalla fatica umana”. Per la Uil il problema posto da Polillo è “reale”, ma “la ricetta è sbagliata”. “Aumentare la produttività delle imprese italiane e puntare ad una società organizzata sull’arco dell’intera giornata è sicuramente un obiettivo coerente con la necessità del Paese di invertire la tendenza dalla recessione alla crescita – osserva il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani – Ciò non si ottiene, però, aumentando i carichi di lavoro individuali né, tantomeno, riducendo le ferie, bensì puntando ad una riorganizzazione, su base contrattuale, degli orari di lavoro e migliorando le performances ma salvaguardando le persone”. Secondo Pirani “quando pone tali questioni, il sottosegretario Polillo dovrebbe riconoscere che un limite dei decreti sulle liberalizzazioni e sullo sviluppo è stato proprio quello, da un lato, di non scommettere sull’ampliamento del mercato dei servizi pubblici e privato e, dall’altro, di non rendere strutturale la detassazione del salario di produttività”.

“Bisogna smetterla cono le castronerie e le parole in libertà: il sottosegretario Polillo si dimetta immediatamente perché se il suo ruolo è quello di fare dichiarazioni assurde che aumentano l’ansia e le preoccupazioni dei cittadini il Paese può tranquillamente fare a meno di lui” dice il presidente dei Verdi Angelo Bonelli. “Ricordiamo che i cittadini italiani, quelli che hanno ancora un lavoro, già non riescono ad arrivare alla fine del mese: l’Imu, i tagli alla sanità e al trasporto pubblico hanno già portato via ai cittadini più di una settimana di stipendio”.  A bocciare la ricetta Polillo c’è anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: ”Siamo nel campo delle opinioni personali. Ritengo che il momento sia estremamente difficile . Dovremo fare una riflessione forte tutti insieme e individuare delle soluzioni per ritrovare un percorso di crescita.  Il nostro Paese ha bisogno di un percorso di crescita e questo è fuori da ogni discussione”.

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