Ondata di downgrade su quindici banche occidentali. La scure di Moody’s si abbatte su tutte le principali banche europee ed americane. Quindici in tutto, di cui nove nel Vecchio Continente, da Deutsche Bank a Bnp Paribas, e cinque negli Usa, da Jp Morgan Chase a Goldman Sachs. Bank of America passa a BAA2 (BAA1), Barclays a A2 (AA3), Bnp Paribas A2 (AA3), Citigroup BAA2 (A3), Credit Agricole A2 (AA3), Credit Suisse A1 (AA1) Deutsche Bank A2 (AA3), Goldman Sachs A2 (AA3), Hsbc AA3 (AA2), Jp Morgan A2 (AA3), Morgan Stanley BAA1 (A2), Royal Bank of Canada AA3 (AA1), Royal bank of Scotland A3 (A2), Societe Generale A2 (A1), Ubs A2 (AA3)

La decisione era nell’aria da settimane e attesa fin dall’inizio del mese. Ora che è arrivata non si salva nessuno. Con l’euro che reagisce subito male, scendendo ai minimi da cinque mesi sul dollaro a quota 1,2540. La necessità del riposizionamento, così lo definisce l’agenzia, del rating dei più grandi gruppi bancari dell’occidente nasce da una situazione sul fronte della crisi finanziaria che si va progressivamente deteriorando, soprattutto per il precario stato di salute dell’Eurozona. Questo – spiegano gli analisti dell’agenzia – porta tutte le principali banche “a una eccessiva esposizione verso la volatilità dei mercati e a rischi di forti perdite”. Certo – si sottolinea – è vero che i grandi gruppi stiano tutti cercando di attrezzarsi al meglio per affrontare le conseguenze delle turbolenze finanziarie e per rafforzare la loro posizione, attraverso attività che “possono avere una funzione importante per assorbire gli schock e mitigare la potenziale volatilità dei mercati”. Nonostante questo – sottolinea Moody’s – “i rischi e le sfide” da affrontare sono di quelli da far tremare i polsi.

Così l’agenzia di rating non risparmia nessuno. La banca più colpita è Credite Suisse, che vede abbassato il suo rating di ben tre scalini. Pronta la reazione di molte delle banche colpite, proprio mentre a Bruxelles l’Eurogruppo affrontava il delicato nodo degli istituti spagnoli che saranno oggetto di salvataggio da parte della Ue e si discuteva sul rinvio del memorandum greco su cui l’Eurogruppo si spaccato. L’americana Citigroup ha espresso forte disaccordo con la decisione di Moody’s e, dall’altra sponda dell’Atlantico, la francese Bnp Paribas sottolinea come l’agenzia di rating non abbia tenuto sufficientemente in considerazione alcuni elemnti, tra cui il piano di deleveraging e gli sforzi compiuti dal gruppo per rafforzare la propria liquidità. Più contenuta la reazione di Morgan Stanley, che ha visto scendere il suo rating solo di due gradini invece dei tre previsti: si tratta di una revisione che è endata meglio delle attese – spiega il gruppo statunitense – anche se non riflette tutte le azioni intraprese dalla banca negli ultimi anni. Il riposizionamento dei rating bancari è ovviamente legato alla crisi del debito, che rende più fragile il rifinanziamento degli istituti, amplia gli spread e rende più difficili le condizioni operative. Moody’s ha sottolineato che mentre le banche forniscono anche importanti “ammortizzatori” attraverso altre attività commerciali che permettono di attenuare la volatilità del mercato dei capitali, presentano comunque dei rischi.

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