Per molti tifosi i veri Europei cominciano quando finiscono le partite, il sole tramonta e inizia la festa. In Polonia e in particolare a Poznan. Che sarebbe dovuta essere l’avamposto dei supporter italiani, con due dei tre match della nazionale in programma allo Stadion Miejski (contro Croazia e Irlanda). Le strade, però, sono una marea biancorossa: di polacchi quando gioca la Polonia, di croati il resto del tempo. Gli italiani comunque non mancano: li trovi più appartati, nei locali che circondano la magnifica Stary Rinek, la piazza del mercato cuore del centro storico. E poi più in là, verso la periferia. Per la maggior parte di loro la partita non è che una variabile marginale di questa trasferta: l’alibi perfetto per un viaggio lontano dal controllo di fidanzate e freni inibitori, nel paradiso promesso delle terre dell’Est.

“Questi stanno sempre a bere e a cantare, gli italiani invece li riconosci subito, hanno solo una cosa in testa”. E non è il calcio. Michael – oriundo nativo di Modena e da anni trapiantato in Canada, anche lui a Poznan per godersi lo sballo notturno – ci spiega la differenza tra noi e gli altri. E ha centrato appieno la questione. Se gli irlandesi, chiusi nei loro irish pub, inneggiano al dio Guinness, e da polacchi e croati è un continuo canto patriottico, i (pochi) cori degli italiani sono quasi tutti dedicati alle bellezze locali. Che non mancano, davvero.

Di prostitute, per strada, neanche l’ombra. L’emergenza di cui tanto si era parlato alla vigilia, annunciata soprattutto per l’Ucraina ma temuta anche in Polonia, è stata scongiurata. Niente ‘lucciole’, dunque: almeno non nel centro città, gremito di polizia e di controlli. Ma tante, tantissime ragazze locali, ammiccanti e disinibite. Per loro il mito del ‘maschio italiano’ non conosce crisi: ti fermano per strada e ti sorridono, pronte a seguirti nel locale più vicino e scatenarsi sui ritmi della musica dance che in Italia ascoltavamo più di quindici anni fa, ma che crea sempre la giusta atmosfera.

Il resto lo fanno il clima festoso degli Europei, i fiumi di birra che ininterrotti scorrono dalle due del pomeriggio alle cinque del mattino e il cambio favorevolissimo tra euro e zloty, la moneta locale, che anche in tempo di recessione permette all’italiano medio di sentirsi nababbo, per qualche giorno. Il divertimento è assicurato. E non sempre innocente. Persino nella piazza centrale ci sono locali erotici: l’ingresso costa pochi spiccioli, e con una trentina di euro puoi assicurarti la private dance di una splendida ballerina polacca. Con annessi e connessi, forse.

E, se ancora non basta, la dritta giusta te la dà Almir, bosniaco, acceso ultrà del Mostar, in tour in Polonia non per caso: “Se volete qualcosa di forte, spostatevi in periferia”, dice. È qui che si trovano i veri club a luci rosse: sono lontani dai riflettori di Euro 2012, portano nomi suadenti e non conoscono limiti e tabù. Se provi a chiedere informazioni alla porta ti rispondono con un semplice sorriso. Di più non è dato sapere. Ma chi ci è stato, assicura: lì dentro succede di tutto.

Ce n’è per tutti i gusti, insomma. Sono le notti bianche di Poznan, delirio senza fine. Dove, dopo i brutti episodi dei primi giorni, sembra non esserci più spazio per scontri e violenze. Tutto fila liscio: l’alcool lenisce gli animi invece che scaldarli. E anche la delusione di una sconfitta bruciante, quando rientri in albergo che ormai è giorno pieno, non è che un ricordo. Così, alla fine di un’interminabile giornata, alla domanda che le belle promoter continuano a ripetere ad ogni angolo della strada (“Do you love Poland?”), i tifosi italiani convinti rispondono: “Yes, we do”.

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