Vittima delle contraddizioni irrisolte della sua impostazione  neoliberista, l’Europa si sta avviando verso la catastrofe.

Solo il rigetto delle politiche monetariste e recessive imposte dalla Merkel e dalla Bundesbank permetterebbe di aprire una fase di rilancio dell’unificazione europea, adeguata all’attuale fase di globalizzazione e all’offensiva speculativa scatenata dal capitale finanziario. Ciò significa beninteso ripensare l’Europa dalle fondamenta, introducendo una politica fiscale omogenea, attuando la redistribuzione sociale e territoriale del reddito prodotto, superando la deflazione salariale ed evitando il double dip nel quale peraltro siamo già in buona misura immersi. Significa anche intervenire pesantemente sul debito nei confronti della finanza, che va decurtato e rinegoziato affermando il principio della prevalenza dell’interesse pubblico. E beninteso una patrimoniale europea e la TobinTax.

Ciò richiede un cambiamento di passo radicale e l’egemonia di forze totalmente differenti da quelle che hanno condotto l’Europa nel drammatico vicolo cieco attuale. Peraltro è illusorio pensare che applicando la politica del carciofo (oggi buttiamo fuori la Grecia, domani Spagna e Portogallo, dopodomani magari Italia), si riesca a trovare una soluzione. Il problema è mettere fuori uso i meccanismi di ricatto ed esclusione, per effetto dei quali da un lato le Potenze nordiche prevalenti si avvantaggiano del mercato unico e dall’altro negano che a questo si accompagni un riequilibrio ottenibile solo con un ruolo molto maggiore degli investimenti ed interventi pubblici. Se ciò non sarà possibile occorrerà prendere atto della spaccatura dell’Europa e procedere a una riorganizzazione su basi autonome della sua area mediterranea.

Ma, in prima istanza, occorre mobilitarsi e lottare per l’Europa, che per sopravvivere deve diventare qualcosa di profondamente differente da quello che è oggi.

Per tutti questi motivi appare fondamentale la vittoria della forza di sinistra Syriza alle elezioni di oggi in Grecia. Il suo leader, Alexis Tspiras è ben consapevole di dovere condurre una duplice battaglia: sul fronte interno per  colpire diseguaglianze, evasione fiscale e i ceti parassitari che si sono avvantaggiati della crisi, recuperando al tempo stesso risorse, ad esempio attraverso l’asta delle frequenze televisive, un tema che ci ricorda qualcosa. Così come ci ricorda qualcosa la non volontà del governo greco, denunciata da Syriza, di concludere accordi per il recupero dell’evasione fiscale con la Svizzera ed altri. E si potrebbero trovare anche altre analogie… Sul fronte esterno, per sconfiggere a livello europeo le folli politiche della Merkel e dei suoi vassalli, primo fra tutti Mario Monti.

Sia ben chiaro. In fondo la Grecia rappresenta solo il 2% dell’economia europea. Ma quello che conta è il principio. L’Europa, se vuole essere non può essere solo un mercato, per giunta che funziona a senso unico ed è divenuto strumento di sopraffazione delle economie forti su quelle deboli, della finanza sul pubblico. Non è così che può esservi cooperazione internazionale e tantomeno integrazione economica, politica, sociale e culturale.

Oggi il rilancio dell’Europa passa attraverso il mutamento della sua natura di classe. Le vecchie classi dirigenti europee hanno fatto il loro tempo. Anche da questo punto di vista il caso greco è emblematico. Si sono succeduti al potere nel corso degli anni un partito di destra (Nuova democrazia) e uno finto di sinistra (Pasok), in realtà uniti nel coprire le spalle, in cambio di qualche privilegio, alla classe dominante nazionale e al capitale finanziario transnazionale. Vi ricorda qualcosa? A me molte cose…

Un po’ l’attuale situazione italiana, con l’unione sacra fra Pd senza elle e Pdl… Un po’ la situazione del Venezuela durante il regime del cosiddetto puntifijismo, con la falsa alternanza fra Copei e Ad, che inflisse tremende sofferenze al popolo venezolano, fino al massacro del Caracazo, culmine della repressione neoliberale in nome del Fondo monetario internazionale, migliaia di morti tra i poveri di Caracas. Fino alla prima elezione di Chavez nel 1998 e alla nuova Costituzione, che aprirono una fase nuova per tutta l’America Latina.

Riuscirà la Grecia a dare all’Europa il segnale della riscossa contro il neoliberismo e i “mercati” mortiferi ed antidemocratici? Occorre sperarlo, dando tutta la solidarietà e la fiducia ad Alexis Tsipras e a Syriza. Levare di mezzo neoliberismo e neoliberisti appare necessario e urgente per garantire un futuro all’Europa e all’umanità.

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